Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

sabato 27 dicembre 2014

Nina VINCHI

e il Piccolo Teatro di Milano

di Alma Perego

(Milano 1911 - 2009), storia tutta milanese di una donna che ha dedicato la sua vita al teatro


Quando si pensa al Piccolo Teatro di Milano, spesso sono due i nomi che anche i non addetti ai lavori ricordano: Giorgio Strehler e Paolo Grassi; il primo grande istrione, regista critico, inventore di nuovi linguaggi scenici, e Grassi, l’indiscusso operatore e imprenditore teatrale che ha puntato tutto sulla rinascita della cultura dal dopo guerra agli anni ’80. Non si parla quasi di lei, o lo si fa timidamente, di Nina Vinchi. La sua figura è lasciata un po’ a margine… eppure senza questa determinata ragazza dalla zazzera scura forse il Piccolo Teatro di Milano non sarebbe tale, neppure ora che i tre personaggi della storia ci hanno lasciato, portati via dal tempo.  

sabato 22 novembre 2014

Evelyn Mary JAMISON


di Barbara Bertolini

Studentesse a Oxford
(St Helens, Lancashire, Inghilterra 1877 – Londra 1972 ), storica dell’arte e medievalista specializzata nella storia dei Normanni in Sicilia


Ben poche persone hanno sentito parlare, nel bel Paese, dell’inglese Evelyn Jamison. In primo luogo, perché in vita è sempre stata una donna modesta e riservata e, poi, perché il campo in cui si è distinta è noto a pochi studiosi. Senza dubbio, però, la medievalista  straniera ha dato un contributo fondamentale alla ricerca storica dell’Italia del Sud. La presente biografia vuole contribuire a farla conoscere.

giovedì 23 ottobre 2014

Giuditta di Molise


di Barbara Bertolini

(? tra il1191 e il 1201 - ? dopo il 1240), feudataria


Giuditta è ormai prigioniera nel maniero di Roccamandolfi da molti mesi. Un burrone profondo la separa dal mondo. Si è barricata in questa fortezza,  a ridosso di una montagna impervia e che domina tutta la vallata sottostante per  tenere testa al suo imperatore. Il marito è riuscito a fuggire dalla rocca in una notte tempestosa, come solo capitano da queste parti, quando l’ululare dei lupi si confonde con il grido del vento, affidando a lei la resistenza ad oltranza contro Federico II di Svevia. 

sabato 11 ottobre 2014

LE DONNE DEL "DBI", lettera "B"

Continua la nostra ricerca delle donne sul dizionario biografico degli italiani (DBI). La lettera presa in considerazione è la “B”. Essa parte da pagina 785 del quarto volume e si chiude a pagina 668 del 15esimo volume, pubblicato nel 1972. Ci sono voluti ben 9 anni alla Teccani per portare a termine le biografie della seconda lettera dell’alfabeto!  
Come già fatto nella lettera A, basta cliccare sul nome della donna inserita per andare direttamente alla scheda del dizionario della Treccani.


LE DONNE DEL DBI
Lettera “B”  (vol. 4-15)

VOLUME  5 anno 1963     (le donne cominciano solo dal volume 5)

lunedì 22 settembre 2014

Irene GIANNETTI

  
di Barbara Bertolini
(Casacalenda, Molise, 1951),  direttrice generale di struttura ospedaliera in Canada.


Partita bambina da un piccolo paese del Molise, Casacalenda, Irene Giannetti dall’altra parte dell’Oceano ha trovato la sua “America”, un’America che si è costruita con intelligenza, tenacia e grande forza di volontà, qualità tipiche dei figli dell’emigrazione, che l’hanno catapultata alla vetta di uno dei più grandi ospedali di Montréal, Il “Santa Cabrini”. Irene Giannetti è stata, infatti, la prima donna laica ad essere direttore di un ospedale in Canada.

lunedì 8 settembre 2014

Lucrezia BORGIA


Lucrezia Borgia, affresco del Pinturicchio
di Rita Frattolillo

(Subiaco, 18.4. 1480- Ferrara, 24.6. 1519), nobildonna rinascimentale, signora di Ferrara; figlia di Rodrigo Borgia, eletto poi papa con il nome di Alessandro VI

Lo ammetto:  avevo deciso di non occuparmene. Per una serie di motivi, primo tra tutti il fatto che per lei, donna sicuramente affascinante, si sono consumati i classici fiumi d’inchiostro; per secoli, la sua figura, su cui era stato cucito il cliché della donna prototipo di ogni nefandezza, dall’incesto alla giostra di mariti, amanti e morti avvelenati per sua mano, ha riempito la testa e la penna di romanzieri, musicisti, cineasti e persino fumettisti, tramandandoci il mito dell’eroina negativa.

Un mito che ha resistito come una condanna senz’appello malgrado tutti i documenti, le testimonianze contrarie, che parlavano di una donna coraggiosa, scaltra, che si è saputa districare in un mondo gestito da uomini dominatori.
Pressoché interminabile l’elenco di autori che -  calcando a piacimento  la mano sugli aspetti osé - l’hanno scelta come protagonista, tra cui Hugo e Dumas padre, poi,  Grillandi, Montalbàn, Puzo.

martedì 24 giugno 2014

Quirina MOCENNI


di Rita Frattolillo

(Siena 25.6.1781 – Firenze, 3.7.1847), gentildonna, amante di Ugo Foscolo e curatrice delle opere del poeta

Mi trovo a Firenze, all’imbocco di via del Melarancio, nel popoloso borgo San Lorenzo, quando la mia attenzione viene attratta da una lapide affissa su un bel palazzo di stile classico. La lapide è  in latino, cosa che mi lascia pensare a  qualcosa di particolarmente importante,  e il nome della donna menzionata che qui abitava, Candida Quirina Mocenni, non mi è nuovo, devo averlo letto da qualche parte. Mentre mi accingo a decodificare la scritta resto calamitata davanti al nome del mito assoluto di generazioni di  liceali, me compresa, il poeta-soldato di cui non mi stancavo mai di leggere le opere: Ugo Foscolo.

Ebbene, lui, il mio mito, chiamava questa Quirina Mocenni, che era uno spirito colto e sensibile all’arte – dice la lapide – Donna Gentile. Sfoglio mentalmente i miei ricordi scolastici, mi affiorano immediatamente i  nomi delle due gentildonne che gli avevano ispirato i versi studiati da noi adolescenti, e cioè l’amica risanata Antonietta Fagnani Arese, famosa contessa milanese, e Luigia Pallavicini, quella Caduta da cavallo, per intenderci. Mentre stavamo curve sull’antologia della letteratura italiana, noi ragazze eravamo un po’ gelose di quelle dame che avevano avuto la buona sorte di incrociare il poeta di Zacinto, ed avevamo il fondato sospetto che tra lui e loro ci doveva essere stato, all’epoca, del tenero. Infatti, in seguito, scavando più a fondo, avevamo scoperto che la contessa Fagnani non aveva solo tradotto per Foscolo il Werther di Goethe, perché l’epistolario  intercorso tra i due documenta un amore violento durato due anni, tra il 1801 e il 1803.

domenica 8 giugno 2014

Lina PIETRAVALLE

di Rita Frattolillo

(Fasano di Brindisi, 11.4. 1887 – Napoli, 19.4.1956), scrittrice  


Figlia di due cugini, Michele e Maria, Lina Pietravalle  nasce a Fasano di Brindisi, dove il padre aveva avuto una condotta medica.
 La bambina, che è la primogenita, cresce con le sorelline Esther, Letizia, Livia, Maria Carolina (detta Carla) e il fratellino Paolo in un ambiente della colta e ricca borghesia molisana. La famiglia, nel 1894, si trasferisce a Pinerolo, e poi a Torino.
Qui,  Lina entra nel Collegio “Villa Regina”,  dove, indole ribelle, si sente “deportata”, come scriverà in seguito. Fatica ad adattarsi all’ambiente austero e bigotto del collegio, dove, tra l’altro, odia mangiare la  polenta, che  diventa presto  un incubo perché gliela presentano a tavola in tutti i modi: affogata nella “bagna di pomodoro” il lunedì, dorata e fritta il venerdì, e poi il sabato, con burro e latte.

martedì 27 maggio 2014

Angiola BIANCHINI

  

di Angela Frattolillo

(Mantova, 13.2.1836 – Fano 16.3.1915), educatrice, pedagogista, filantropa

Varie e intricate vicende umane, com’è sovente la trama dell’esistenza,  conducono Angiola Bianchini dalla nativa Mantova a Fano nel 1869, quando è vivissimo il fermento dell’Unificazione nazionale. Angiola, figlia del falegname Carlo e della casalinga Caterina Rinaldi,  rimane orfana di padre a 9 anni.
 Con la madre vedova e la sorella maggiore Cecilia va a Guastalla, dove è documentato l’impegno di Cecilia come direttrice e istitutrice in un asilo, coadiuvata da Angiola. Impegno che ha meritato la lode per entrambe le ragazze dal sacerdote Ferrante Aporti, che ebbe modo di visitare l’asilo il 20 ottobre 1845.

domenica 18 maggio 2014

Sandrine SALERNO

di Barbara Bertolini

(Ginevra, Svizzera 1971), politica svizzera, per due volte sindaca di Ginevra

Donna protagonista del suo tempo, Sandrine Salerno rispecchia in modo esemplare questa espressione, poiché gli aggettivi più usati dai giornalisti per designarla sono: determinata, combattente,  provocatoria, innovatrice.

Figlia di un emigrato siciliano di Catania  e di una francese, sposati in quel ”melting pot” che è la città di Ginevra, una delle più internazionalizzate d’Europa, la ragazza è cresciuta a contatto con un mondo variegato, che accosta eccessi di grande ricchezza e  contesti di marginalizzazione, in particolare quella dell’emigrazione.
Saranno queste diseguaglianze a darle una spinta importante per il suo futuro impegno politico.

martedì 13 maggio 2014

Giuseppina TURRISI e Lauretta LI GRECI

di Rita Frattolillo

Giuseppina Turrisi-Colonna (Palermo, 2.4.1822 – 17.2.1848), poetessa e patriota

Lauretta Li Greci  (Palermo, 15.11. 1833 – 3.7. 1849), poetessa


A Palermo la chiesa seicentesca di San Domenico, che dà sull’ omonima piazza, è il Pantheon dell’isola.  Custodisce gli spiriti eletti, i campioni siculi che credettero nell’Unità d’Italia, per essa combatterono e morirono, e coloro che dopo il 1860 hanno provato a plasmare l’Italia e a darle identità di nazione. Numerosi i musicisti e poeti qui ricordati da monumenti e  lapidi. Ma sono due bei monumenti funebri ad attirare la mia attenzione, perché custodiscono i resti mortali di due donne, entrambe ispirate poetesse, ed entrambe accomunate da un destino avverso: la sofferenza e una morte prematura.

Lauretta Greci e Turrisi Giuseppina,  questi i loro nomi, rappresentano la punta di diamante di una folta generazione di donne intellettuali (Laura Beatrice Mancini Oliva, Mariannina Coffa chiamata la “Capinera di Noto”, Ramondetta Fileti, Rosina Muzio Salvo) che, pur avendo dato molto alle lettere e alla consapevolezza politica nel periodo cruciale del Risorgimento, sono riuscite difficilmente ad avere visibilità. Quello che colpisce, al di là delle loro vicende biografiche, è una costante che è possibile rintracciare in tutte: l’appartenenza ad un ceto sociale alto borghese o addirittura nobile.

sabato 3 maggio 2014

Ada TROMBETTA

di Rita Frattolillo

(Campobasso 1922 – ivi 2014), dirigente scolastica, studiosa appassionata del patrimonio storico, artistico ed etno-antropologico del Molise


Discendente dei pionieri e maestri dell’arte fotografica  Antonio e Alfredo Trombetta conosciuti per la loro professionalità e la loro creatività anche all’estero, dove avevano tenuto mostre e vinto premi a cominciare dalla fine dell’Ottocento, Ada cresce in una famiglia numerosa, che vanta due personalità di rilievo, il padre e il nonno.


 Il padre Alfredo, professore di materie artistiche negli istituti scolastici, è ispettore onorario ai monumenti e grande innovatore dell’arte e della tecnica fotografica.
 Il nonno Antonio, fotografo e decoratore, deceduto nel 1915, aveva inculcato il gusto per il bello e l’arte al figlio Alfredo, che, spinto da lui, aveva scoperto l’amore per la rappresentazione della natura in tutte le sue forme con la macchina fotografica.

venerdì 25 aprile 2014

Titina MASELLI


di Rita Frattolillo

(Roma, 11 aprile 1924 – Roma 22 febbraio 2005), pittrice

Titina nasce a Roma dalla famiglia molisana Maselli. Una famiglia nota nel paese molisano di Pescolanciano e nei dintorni per la sincera fede socialista, messa in pratica alleviando i disagi dei compaesani bisognosi con generosità e larghezza. Il nonno di Titina, medico, aveva lasciato nella popolazione un  ricordo particolarmente vivo per essere stato un grande benefattore. Ogni estate la famiglia Maselli, composta dal padre Ercole, critico d’arte, dalla moglie Elena, dal secondo figlio, Francesco (nato nel 1929, chiamato Citto), pur vivendo stabilmente a Roma, non mancava di tornare a Pescolanciano. Dall’alto del paese, aggrappato a un grande masso che sostiene la mole grigiastra del castello, l’antica torre, e le vestigia di una fortificazione sannitica, alla piccola Titina piaceva godere con il padre lo spettacolo dell’ampio  panorama verdeggiante dominato da una parte della valle del fiume Trigno e del tratturo che collega Castel di Sangro a Lucera. Padre e figlia immergevano lo sguardo tra i boschetti sparsi  e  le case seminascoste dalla folta vegetazione.

Il ritmo tranquillo delle giornate passate in quel paese dell’isernino  era completamente diverso dalla loro vita romana. La casa di via Sardegna era infatti un salotto esclusivo, frequentato da Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Paolo Monelli, Alberto Savinio, dai Cecchi. Alberto Moravia e la moglie Elsa Morante sono degli habitués, come Renato Guttuso  e Renzo Vespignani. Quando  la zia Olimpia sposa uno dei figli di Luigi Pirandello, padrino di battesimo di Citto, il cenacolo si allarga ancora, includendo anche i “nuovi” cugini.

giovedì 17 aprile 2014

Ninetta IONATA


di Barbara Bertolini

(Guglionesi, Molise 1887 – S. Paolo del Brasile 1976), missionaria, Madre superiora


Gli acciacchi si fanno sentire e Madre Ninetta, che ha superato gli ottant’anni già da un pezzo, con il piglio risoluto che l’ha sempre contraddistinta, cerca di scacciarli,  ignorandoli. Certo, riconosce di essere stata dotata dal Signore di forte fibra, che le ha permesso di incamminarsi su un sentiero arduo, faticoso,  ma pieno di grandi soddisfazioni. 


Ne è passato di tempo da quando, giovane suora, il Santo Padre le chiese se si sentiva pronta per una missione caritatevole dall’altra parte dell’Oceano e lei rispose: «Se io vengo mandata, farò la volontà di Dio».

Non può far a meno, ora, di ripercorrere il lungo cammino della sua esistenza che l’ha condotta da Guglionesi, un piccolo paese affacciato sull’Adriatico, in varie regioni italiane, poi nelle Americhe e, infine, in tutto il mondo, per portare avanti l’opera intrapresa da Santa Lucia Filippini.

Non rammenta nemmeno con esattezza tutte le scuole che ha aperto in tre continenti.  Ma i ricordi dell’infanzia, quelli sì, ora che ha tempo di pensare, rivivono con nitidezza nella sua mente. 

lunedì 7 aprile 2014

Laura LOMBARDO RADICE o Laura INGRAO


di Rita Frattolillo


(Fiume, 21.9.1913 – Roma 23.3.2003), docente, partigiana, donna politica italiana


Laura nasce alla vigilia della prima guerra mondiale a Fiume, città italiana che allora era lo sbocco sul mare dell’impero austro-ungarico, e che oggi è la croata Rijeka. Cresce con la sorella Giuseppina e il fratello Lucio in una famiglia non comune, per cultura e coerenza di idee.

La madre, Gemma Harasim, maestra poliglotta, è una fiumana irredentista; tra l’altro collabora al giornale triestino “Voce”, espressione di una nuova cultura militante non tradizionale. Il padre, Giuseppe Lombardo Radice, siciliano, è un insigne pedagogista di idee liberali.

Negli anni ’20, malgrado la forte opposizione di Gemma,  Giuseppe accetta di lavorare alla Riforma fascista della scuola voluta dal ministro dell’istruzione, il filosofo siciliano Giovanni Gentile, in qualità di direttore generale per l’istruzione elementare.

lunedì 31 marzo 2014

Aline AUBIN BATTISTELLI


di Barbara Bertolini

Dama dell'Ottocento
(Poitiers, Francia 1820, Campobasso 1890), educatrice, fondatrice nel Molise del primo educandato per fanciulle

Non è italiana Aline Aubin, ma merita ampiamente la cittadinanza onoraria  per la sua attività di pioniera dell’emancipazione femminile nel Molise.

Aline nasce in un’agiata famiglia di Poitiers (Francia),  nel 1820, da Jacques e Rose de Vidal. Fino a cinque anni la bambina cresce nel benessere, circondata dall’affetto di una numerosa famiglia e dalle attenzioni di una nutrita servitù.

Sul trono di Francia, Carlo X nel 1824 succede al fratello Luigi XVIII. Egli instaura ben presto un regime autoritario che gli vale prima una grande impopolarità e poi la perdita del regno. Non valutando appieno gli effetti della Rivoluzione francese sui suoi concittadini, infatti, nel 1830 promulga delle leggi che dissolvono la Camera, modificano la Carta e sopprimono la libertà di stampa. La reazione del popolo non si fa attendere ed è violentissima: Carlo X è costretto ad abdicare e ad abbandonare la Francia. Morirà in esilio sei anni dopo.

Alla piccola Aline del suo re non importa proprio nulla, occupata com’è a giocare con le bambole di pezza o quelle bellissime con il viso di ceramica di Sèvre che il papà le ha appena portato. Non sa, invece, che questi avvenimenti cambieranno totalmente il  suo destino. Probabilmente Jacques, il padre, è un realista perché è costretto, in seguito a questi moti, a lasciare precipitosamente la Francia con la famiglia al seguito.

sabato 22 marzo 2014

Costanza di CHIAROMONTE o CHIARAMONTE


di Barbara Bertolini

(Sicilia 1377 circa– Riccia, Molise 1424?), regina di Napoli ripudiata

Le parole del conte suo padre la lasciano meravigliata e confusa. Per la prima volta nei suoi nove anni di vita, l’ha fatta chiamare nella grande sala delle cerimonie del sontuoso palazzo palermitano, al cospetto di tutta la famiglia, per annunciarle la lieta novella: sarà regina, regina di Napoli.  Una girandola di pensieri si accavallano nella sua mente. Cosa vuol dire? Deve piangere? Essere contenta?  Anche i fratelli, Andrea e Filippo, in genere così avari di complimenti, l’abbracciano felici, augurandole numerosa prole. Per Manfredi III di Chiaromonte, conte di Modica e di Malta, ammiraglio e vicario generale del Regno di Trinacria, è stato un grande onore ricevere la richiesta di matrimonio da parte del 12enne Ladislao d’Angiò Durazzo,  che il 7 marzo del 1387,  dopo la morte del padre Carlo III, è diventato re di Napoli. La regina madre Margherita, che fa le veci del figlio, aspettando la sua maggiore età, e che conosce le fortune del Conte di Modica signore di gran parte della Sicilia, ha, infatti, mandato gli ambasciatori a Palermo a trattare il matrimonio tra la bella Costanza e il figlioletto Ladislao per cercare di salvare, con i soldi della dote, il suo traballante trono. Il  siciliano, discendente come i Durazzo dalla stirpe capetingia dei re di Francia, ha acconsentito, anche perché spera con questa alleanza di avere l’appoggio dell’armata durazziana per conquistare successivamente tutta la Sicilia.

venerdì 14 marzo 2014

Suor Giulia DI MARCO

Napoli nel '600
di Rita Frattolillo

(Sepino, Molise verso il 1574/75 – Roma ?) Congrega sessuale nella Napoli del ‘600


Donna dalla mente diabolica o vittima di un castello di menzogne? Questo personaggio femminile vissuto nel lontano 1600, per definire il quale  sono stati usati e abusati aggettivi come “boccaccesco, machiavellico”, è approdato nientemeno che nell’enciclopedia Treccani e gira su internet tra le “pulcinellate” napoletane. Eppure la sua vicenda ingarbugliata è raccontata da un’unica fonte, coeva ma di penna teatina ignota, fatto che lascia avanzare legittimi dubbi sulla sua attendibilità, sull’effettiva oggettività storica del documento, che, in ogni caso, avrebbe dovuto essere studiato con la massima cautela e le maggiori riserve.  Si tratta della Istoria di suor Giulia Di Marco e della falsa dottrina insegnata da lei, dal padre Aniello Arciero, e da Giuseppe De Vicariis, resoconto, come s’è detto, di un teatino, e di cui si conoscono diverse varianti (con minime differenze). Purtroppo, però, i teatini, per i motivi che vedremo, erano nemici giurati di Giulia, e furono probabilmente loro i maggiori responsabili della disgrazia della “santona”.

 Tra coloro che si sono occupati di questa torbida storia, ci piace menzionare, per le opposte opinioni, Benedetto Croce, secondo cui quella di Giulia fu una vicenda di eresia, e l’erudito napoletano Francesco Nicolini. Quest’ultimo parlò invece di una “spudorata ciarlataneria”, talmente grave da arrivare a giustificare ai suoi occhi la prigionia perpetua che colpì la donna, che viene definita con l’espressione fortemente dispregiativa di “scortum vetus”.

domenica 9 marzo 2014

Francesca CORSI

di Barbara Bertolini
(Port Arthur, Texas, USA 1934 – New York 2003), arpista


La storia dell’arpista Francesca Corsi ne racchiude, in effetti, due: la sua e quella di suo padre Michele, emigrato in America dal Molise: due storie molto interessanti. Ed è di queste che  voglio raccontarvi.
Michele, padre di Francesca, nasce a Casacalenda all’inizio del ‘900 ed emigra con la propria famiglia in America all’età di 13 anni. L’attraversata dell’Atlantico lascia un segno indelebile nel giovane molisano: anche lui vuole diventare navigante. E per realizzare questo sogno lavora e studia duro. Riesce, infatti, a riscattare la sua condizione di miseria diventando capitano di una nave. Durante la Seconda guerra mondiale la sua imbarcazione è silurata dai giapponesi nel Pacifico del Sud. Riesce a sopravvivere per dodici giorni  aggrappato ad un rottame prima di essere tratto in salvo. L’unica cosa che gli rimane in mano del suo bastimento, prima di finire in acqua, è il sestante. Oggetto simbolo del suo riscatto sociale e che sarà poi il portafortuna di questo marinaio dal carattere gioviale e “sciupafemmine”,  che porterà sempre con sé, anche nella tomba (lo chiede espressamente nel testamento). 

sabato 8 marzo 2014

Perché questo blog?

…perché la nostra ricca esperienza di ricerca ci ha dovuto far constatare un’evidente disparità di trattamento dei biografi di ogni epoca e tendenza nel valutare l’operato del genere femminile rispetto a  quello maschile.
Per cominciare, lor signori stavano sempre guardando da un’altra parte, quando era il momento di constatare o ammettere la validità di un’attività femminile.  Poi…, se stilando la biografia di un uomo essi hanno sempre dato ampio spazio – giustamente  ̶  ai meriti, e si sono sempre limitati  ad un rapido accenno alla vita  privata del tale personaggio,  guardandosi bene dall’assumere toni indagatori o moraleggianti, al contrario, quando si è trattato di una personalità femminile, a finire sotto la lente d’ingrandimento erano proprio i risvolti piccanti, possibilmente erotici, della sua vita. Un esempio per tutti?

venerdì 7 marzo 2014

Maria d'ARAGONA

di Barbara Bertolini

(Toscana 1874 – Torre di Lago Puiccini 1944) scrittrice, giornalista


In un pittoresco paesino del Molise abbiamo documentato una delle più belle storia d’amore sbocciata tra un giovane e geniale giornalista e una nobildonna toscana.
Florindo Scasserra, nato a Roccamandolfi nel 1881, a soli 18 anni pubblica il suo primo lavoro letterario, L’uomo conosce l’uomo. Due anni dopo, nel suo paese natale, fonda e dirige “Italia Moderna”, rivista quindicinale letteraria, artistica, scientifica. Per il suo giornale, l’audace giovane riesce ad ottenere la collaborazione di personaggi illustri, che apprezzano le idee del molisano. Infatti, collaborano al giornale non solo letterati quali Antonio Fogazzaro, Francesco d’Ovidio, Baldassarre Labanca, Edmondo de Amicis, ma anche tante scrittrici in auge allora come Clelia André, Diana Toledo, Gemma Giovannini ecc...

Ed è proprio sulle pagine di questa rivista che nasce l’ammirazione, poi l’amore tra due menti elevate: Florindo e Maria d’Aragona che finiscono per innamorarsi perdutamente solo attraverso la scrittura.
L'affascinante Florindo Scasserra

Nel numero del 20 dicembre del 1900, che trovo alla Biblioteca “Albino” di Campobasso, Florindo, nella rubrica “Posta” fa varie richieste ai suoi collaboratori e, in ultimo, sollecita la sconosciuta Maria a rispondere alla sua lettera. Questo fatto mi indica che a quella data i due hanno rapporti di sola collaborazione.
Maria d’Aragona, nata nel 1874, aveva sette anni in più di Florindo. Essa era discendente della nobile famiglia toscana dei Gherardi-Piccolomini ed aveva vissuto in Toscana un’infanzia e una gioventù dorate fino al tracollo finanziario della sua famiglia.


venerdì 28 febbraio 2014

Norina GRECO (vero nome Eleonora)

 di Barbara Bertolini


(Montorio nei Frentani, Molise 1915 – Pescara 2007), cantante lirica

E’ una notte lunghissima, l’ultima trascorsa a fissare nella mente tutti i particolari della casa dove è venuta alla luce. Da domani, infatti, non la vedrà più. L’armadio di legno massiccio, il comò della nonna, i comodini alti con la rifinitura in marmo, la tenda ricamata, ogni dettaglio è guardato e riguardato per non dimenticarlo. Le poche cose che possiede sono tutte sistemate in una piccola valigia ai piedi del letto. Affianco, suo fratello Costanzo si muove nervoso tra le lenzuola, anche lui ha avuto una notte agitata, con bruschi risvegli.

sabato 22 febbraio 2014

Le donne del Dizionario biografico degli italiani

Ricerca di Barbara Bertolini



Il dizionario biografico degli italiani (DBI) è un’opera monumentale, il cui  progetto partì già nel 1925 con l’intento di  tracciare una biografia collettiva degli italiani che hanno contribuito alla storia artistica, politica, scientifica e culturale del paese a partire dalla caduta dell'impero romano d'occidente. Però, il primo libro fu pubblicato solo nel  1960. Più di cinquant’anni dopo il DBI è arrivato al 77° volume, lettera “M”.


Abbiamo deciso di estrapolare da questo DBI le donne inserite, purtroppo una minoranza. Abbiamo cominciato dalla lettera “A”, che mettiamo a vostra disposizione. Basta cliccare sul nome per andare direttamente al dizionario della Treccani.

Lettera “A”  (vol. 1-4)

VOLUME  1  anno 1960