di Rita
Frattolillo
(Roma, 11 aprile 1924 – Roma 22
febbraio 2005), pittrice
Titina
nasce a Roma dalla famiglia molisana Maselli. Una famiglia nota nel paese
molisano di Pescolanciano e nei dintorni per la sincera fede socialista, messa in
pratica alleviando i disagi dei compaesani bisognosi con generosità e
larghezza. Il nonno di Titina, medico, aveva lasciato nella popolazione un ricordo particolarmente vivo per essere stato
un grande benefattore. Ogni estate la famiglia Maselli, composta dal padre
Ercole, critico d’arte, dalla moglie Elena, dal secondo figlio, Francesco (nato
nel 1929, chiamato Citto), pur vivendo stabilmente a Roma, non mancava di
tornare a Pescolanciano. Dall’alto del paese, aggrappato a un grande masso che
sostiene la mole grigiastra del castello, l’antica torre, e le vestigia di una
fortificazione sannitica, alla piccola Titina piaceva godere con il padre lo
spettacolo dell’ampio panorama
verdeggiante dominato da una parte della valle del fiume Trigno e del tratturo
che collega Castel di Sangro a Lucera. Padre e figlia immergevano lo sguardo
tra i boschetti sparsi e le case seminascoste dalla folta vegetazione.
Il
ritmo tranquillo delle giornate passate in quel paese dell’isernino era completamente diverso dalla loro vita
romana. La casa di via Sardegna era infatti un salotto esclusivo, frequentato
da Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Paolo Monelli, Alberto Savinio, dai
Cecchi. Alberto Moravia e la moglie Elsa Morante sono degli habitués, come
Renato Guttuso e Renzo Vespignani.
Quando la zia Olimpia sposa uno dei
figli di Luigi Pirandello, padrino di battesimo di Citto, il cenacolo si
allarga ancora, includendo anche i “nuovi” cugini.