Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

lunedì 31 marzo 2014

Aline AUBIN BATTISTELLI


di Barbara Bertolini

Dama dell'Ottocento
(Poitiers, Francia 1820, Campobasso 1890), educatrice, fondatrice nel Molise del primo educandato per fanciulle

Non è italiana Aline Aubin, ma merita ampiamente la cittadinanza onoraria  per la sua attività di pioniera dell’emancipazione femminile nel Molise.

Aline nasce in un’agiata famiglia di Poitiers (Francia),  nel 1820, da Jacques e Rose de Vidal. Fino a cinque anni la bambina cresce nel benessere, circondata dall’affetto di una numerosa famiglia e dalle attenzioni di una nutrita servitù.

Sul trono di Francia, Carlo X nel 1824 succede al fratello Luigi XVIII. Egli instaura ben presto un regime autoritario che gli vale prima una grande impopolarità e poi la perdita del regno. Non valutando appieno gli effetti della Rivoluzione francese sui suoi concittadini, infatti, nel 1830 promulga delle leggi che dissolvono la Camera, modificano la Carta e sopprimono la libertà di stampa. La reazione del popolo non si fa attendere ed è violentissima: Carlo X è costretto ad abdicare e ad abbandonare la Francia. Morirà in esilio sei anni dopo.

Alla piccola Aline del suo re non importa proprio nulla, occupata com’è a giocare con le bambole di pezza o quelle bellissime con il viso di ceramica di Sèvre che il papà le ha appena portato. Non sa, invece, che questi avvenimenti cambieranno totalmente il  suo destino. Probabilmente Jacques, il padre, è un realista perché è costretto, in seguito a questi moti, a lasciare precipitosamente la Francia con la famiglia al seguito.

Caro X, re di Francia
In quale parte d’Italia si siano rifugiati gli Aubin non è noto,  perché ritroviamo Aline solo nel 1845, sposata ad un certo Eugenio Battistelli, un istitutore di Città di Castello (Perugia), entrambi chiamati in quell’anno in Molise per aprire il primo educandato privato femminile rivolto a fanciulle di buona famiglia. 

Aline non è una bella ragazza, anzi, un viso dai tratti forti e ben marcati incorniciato da una criniera di capelli corvini, dà a questa donna, malgrado la giovane età, un aspetto austero. Ma l’energia che sprigiona, i suoi modi di fare raffinati e l’eloquio incutono rispetto e rendono piacevole la sua compagnia.  Sposata a 18 anni, ha trovato in Eugenio non solo l’affetto ma anche il marito ideale, pronto a sostenerla e ad incoraggiarla, lasciandole il campo libero per realizzare i suoi sogni.  Eugenio è, invece, davvero un bell’uomo, intelligente, mite, e che vede nella francesina la compagna di tutta una vita.  Proviene anche lui da una nobile famiglia per parte di madre, la Contessa Assunta Benioli.

La carrozza che li porta in Molise il 17 giugno del 1845 ha percorso parecchie miglia. Hanno già passato la prima notte in Terra di Lavoro, a Venafro. Si sono poi rimessi in viaggio alle sei del mattino, ritrovandosi nel Contado di Molise meno di un’ora dopo, quando dal ponte di Monteroduni comincia uno stradone di antichi pioppi. Superata Isernia, hanno guadato per ben due volte il fiume nei pressi di Carpinone prima di inerpicarsi su per un bellissimo bosco tortuoso. Hanno dovuto fare una lunga pausa alla Taverna di Castelpetroso per risistemare le funi che reggevano i bauli e cambiare i cavalli.


Che  contrasto di miseria e di bellezze, pensa Aline. Queste non sono strade, ma sentieri. E le foreste le ricordano le sue, in Francia, pensa anche a Monsieur suo nonno che si avvia con i cani a una partita di caccia, come sarebbe stato felice di cacciare qui, quanta selvaggina avrebbe trovato! Ma la sua infanzia è ormai così lontana. Anche Eugenio è assorto nei suoi pensieri. Chissà come saranno accolti domani. Intanto, i mendicanti che circondano la vettura ogni volta che si fermano cominciano a infastidirla. Adesso capisce perché quando ha annunciato che andava nel contado di Molise si è sentita dire: «Le Molise, mais c’est une terre misérable, quelle barbarie! Altro che Italia! Quella è Africa: i beduini, a confronto con quei cafoni, sono fior di virtù civile». “Pazzi, siamo dei pazzi a voler aprire un educandato per giovani da queste parti – rimugina - e dire che sono stata io a spingere Eugenio ad accettare….”.

Intanto la carrozza si muove lentamente e li avvicina sempre più alla meta. Sono arrivati alle porte di Campobasso. E’ da un po’ che vede un puntuto monte sulla sua destra, le hanno detto che è Ferrazzano. Dopo aver passato un bel bosco di settola, si comincia a scendere. Seguono campi di vigna e poi, ecco il castello sulla sua sinistra. Si entra infine nel borgo e i viaggiatori sono stremati e emozionati. Una folla festante e curiosa li accoglie. Le guardie allontanano i mendicanti e i due vengono accompagnati dalle autorità a piedi alla loro dimora. I portatori penseranno ai pesanti bauli, ma Aline non può trattenersi dal dar loro ordini perché gli scrigni vengano portati con la massima cura. In quei pochi metri quadrati, infatti, c’è tutto il suo mondo: i preziosi libri, i modelli che le serviranno per l’insegnamento, i ricami finissimi che ha scelto tra i più originali, i pregiati arazzi, la biancheria ricamata, ma anche i piatti, il vasellame. E se tutto andrà bene, se si fermeranno a Campobasso, sono rimaste nella casa di famiglia di Eugenio altre tre casse pronte per essere spedite. In quel momento i coniugi Battistelli-Aubin non sanno che quella sarà la loro ultima destinazione. Lì saranno sepolti, e che in quella terra “di cafoni” nasceranno le loro sei figlie. Di esse Bianca  e Ida, nate rispettivamente nel 1851 e 1853,  succederanno alla direzione dell’Asilo da loro creato.

Campobasso è allora un piccolo borgo quasi tutto raccolto alle pendici del castello, il monte è completamente brullo, senza i maestosi alberi, piantati 75 anni dopo. Da Villa De Capoa in poi tutto è considerato periferia. Un viale alberato porta dal centro al lontano convento dei Cappuccini. Secondo la relazione del Segretario della Società economica del Molise, nel Contado c’è miseria, mancanza di scuole e di strade. L’istruzione pubblica è anche il leit motiv dei verbali dei Consigli distrettuali per gli anni 1853-1854 redatti per gli amministratori di Ferdinando II, re delle due Sicilie a cui apparteneva il Molise. Infatti, malgrado si affermi che il bisogno d’istruzione è avvertito in tutta la regione, comuni come quello di Spinete, Cercepiccola, Colledanchise chiedono di sopprimere lo stipendio al maestro che insegna nella loro zona  perché rimasto senza alunni. Insomma, la massa contadina preferisce tenere i figli a casa per farli lavorare piuttosto che mandarli a scuola, ritenendolo tempo perso.
Campobasso in una cartina antica

Al loro arrivo a Campobasso i coniugi Battistelli trovano veramente tabula rasa nell’istruzione femminile. Se l’educazione nel suo insieme nell’Ottocento è un vero problema, quella delle donne è davvero drammatica. Vincenzo Cuoco, nominato da re Gioacchino presidente del Consiglio Generale della Provincia di Molise, nella seduta del 20 settembre 1810 dedicata alla Pubblica istruzione, afferma dover dichiarare con dispiacere che:

«le scuole primarie non hanno prodotto sinora alcun effetto e per lungo altro tempo non ne produrranno. […] Per l’istruzione delle donne le maestre sono anche più inutili. Non se ne trovano delle buone. Ve ne sono quelle che sanno leggere e scrivere, e queste leggono e scrivono male tanto da non poterlo imparare […].

 Infatti, benché una legge del Regno del 1807 abbia decretato l’apertura di Case di Educazione per donzelle, questa – secondo la studiosa Ada Trombetta -  è invece un vero tabù, propinata a carattere individuale e domestico, limitata a pochi elementi d’informazione basilare e circoscritta a poche giovinette.

I due giovani non si perdono d’animo, ha venticinque anni lei, ventotto lui, e non intendono farsi smontare dagli ostacoli che inevitabilmente incontreranno. Sono perfettamente consapevoli inoltre che gli amministratori molisani, istituendo un educandato per ragazze, hanno dato prova di coraggio e un’apertura mentale non indifferente.  Per Aline questa nuova attività è una vera sfida, deve far vedere a se stessa e al marito che è all’altezza del suo compito e dimostrare agli amministratori di Campobasso che la loro fiducia è stata ben riposta.

A settembre inizieranno i regolari corsi e la francesina ha due mesi di tempo per preparare le fanciulle di buona famiglia, dai 5 ai 9 anni, al superamento, a quella data, dell’esame di ammissione, da svolgersi davanti ad un pubblico scelto.

Le bimbette timorose, agghindate come per la messa, arrivano puntuali all’Educandato, accompagnate dai genitori. Aline sa come accoglierle, sa trovare le parole giuste che infondono fiducia sia nelle giovinette che nei familiari. Con un’occhiata nota che Eugenio, con la sua aria bonaria, la sua gentilezza e i suoi modi garbati, fa buona impressione su tutti, in particolare sugli uomini, probabilmente messi alla berlina dai loro amici che vedono nell’istruzione femminile solo motivo di scherno.
        
La mattina del 12 settembre 1846 sia Aline che Eugenio sono particolarmente tesi. Infatti, la loro credibilità di educatori è affidata alle mani delle giovinette che l’insegnante ha preparato e che dovranno affrontare quel giorno l’esame di ammissione alla scuola davanti alle autorità nel palazzo De Luca, sede dell’Educandato. La francese aggiusta un nastro, allaccia una scarpa, si fa ripetere una poesia e cerca di essere il più possibile rassicurante per trasmettere a queste bimbe la calma necessaria per la loro concentrazione. Esse non la deludono, in pochi mesi hanno assorbito come spugne gli insegnamenti della Aubin. Rispondono in modo semplice e corretto a tutte le domande che vengono poste loro, suscitando sbalordimento e entusiasmo. Tra gli esaminatori figura anche l’astronomo Antonio Nobile. Lo stesso sindaco della città, Aurelio De Rubertis, si felicita con la direttrice:

«Ho ammirato quelle fanciulle che pochi mesi prima vedevansi languire nella ignoranza, si mostravano con grazia al cospetto di una scelta assemblea a dar conto di loro. Senza far saccenti e letterate sapevano esporre i loro pensieri, fare conti di aritmetica e leggere».

Una lettera che dimostra come la città seguisse con interesse l’esperimento dell’Educandato.

La prima battaglia è vinta, Aline ce l’ha fatta, ora i coniugi possono affrontare l’anno con serenità. Anche la prova riuscita del 1848 consolida la fama dei due, che ottengono encomi dal Prefetto e dal Sindaco di Campobasso.  Il successo è tale che aumentano le classi e si aggiungono anche alunne esterne o a mezza pensione. Nel 1859 i coniugi sono costretti ad ampliare l’Educandato ospitato nel palazzo De Luca.

Nel loro Educandato i coniugi Aubin-Battistelli hanno dimostrato di conoscere i metodi d’insegnamento all’avanguardia. Infatti, hanno saputo fondere felicemente la precedente cultura basata unicamente sui lavori femminili per preparare ottime moglie e madri, con quella del sapere richiesta dai tempi moderni.

Oltre alla varie discipline (catechismo, storia patria, esercizi di lettura e dettato, aritmetica, dialogo in italiano e in francese, ecc..) madame Aubin, coadiuvata da una maestra, insegna l’amore per l’ordine e l’economia domestica, i decorosi modi di vivere costumato e civile, l’adempimento dei doveri religiosi.

Certo, i lavori domestici occupano ancora una parte consistente del tempo dedicato all’insegnamento, ma questo è dovuto al fatto che tutto viene ancora realizzato a mano e acquisire una buona manualità è indispensabile come il sapere. 

Questi lavori comprendono cucito, maglia, ricamo in bianco, in tulle, a perline e seta, a rilievo in seta ed oro, e vari oggetti decorativi. E’ la stessa direttrice a realizzare i modelli da offrire alle fanciulle. Infatti è talmente abile in questi lavori che un suo bassorilievo in lana, presentato a Napoli all’Esposizione Sociale permanente del Circolo partenopeo “G.B. Vico”  e raffigurante Il rapimento di Rebecca, ottiene la grande medaglia di prima classe.

Quest’esperienza educativa positiva fa capire alla Aubin e al marito che è arrivato il momento di dotare il Molise di una scuola statale che permetta l’insegnamento a tutte le ragazze, non solo a quelle di buona famiglia. Infatti, il loro progetto di fondare in Campobasso una Scuola pubblica per maestre, aperta a tutte, con Convitto per accogliere quelle della provincia, viene presentato e discusso nelle sedute del Consiglio Provinciale già a partire dal  1852.
Aline Aubin in tarda età

Che per la coppia fosse importante questa visione “sociale” dell’insegnamento, lo dimostra il fatto che negli anni 1863-1864 essi aprirono una scuola completamente gratuita per popolane adulte.

Nel 1862 con la conquista dell’Unità d’Italia e l’avvento al governo sabaudo di Francesco de Sanctis, ministro dell’Istruzione sensibile ai problemi meridionali, gli sforzi degli amministratori locali e quelli dei coniugi Aubin-Battistelli ottengono i loro frutti. Un decreto del 16 febbraio di quell’anno, emanato a Torino, istituisce dapprima una Scuola preparatoria delle allieve maestre e, successivamente, nel 1864 anche la Scuola Magistrale. All’energica Aubin è conferita la nomina di direttrice fondatrice di questa istituzione. Si attiva per istituire il Convitto che ospiterà le future maestre e che sarà adiacente all’Educandato. Riesce a far funzionare anche l’Asilo infantile, secondo il metodo Frœbel in auge in Europa in quel periodo, e ne affida la gestione alle figlie Ida e Bianca.

Muore il 1° gennaio 1890, due anni dopo il marito, all’età di settant’anni, nel generale rimpianto di tutta la città che ha apprezzato il grande coraggio di questa straniera, capace di superare tutti gli ostacoli per dare alle giovani molisane il bene più prezioso che avrebbe permesso loro di emanciparsi e progredire. E’ sepolta, insieme al marito, nel cimitero comunale di Campobasso nel loculo ancora esistente.

Consapevole di vivere in una piccola realtà periferica, lontana da qualsiasi centro di cultura, la Aubin ha avuto sempre uno sguardo attento verso l’esterno. Infatti, è riuscita a mantenere legami con città italiane ed europee e ad aggiornarsi costantemente sui vari metodi educativi dell’epoca. Promotrice dei “giardini frœbeliani”,  è stata una delle sostenitrici delle idee del pedagogo tedesco Friedrich Frœbel (1782-1825), che ha sviluppato un metodo fondato sul gioco, considerato vero punto di partenza del sapere. E’ stata inoltre socia fondatrice del giornale “Le Sauveur” di Parigi nel 1870. E’ stata socia benemerita del “Progresso educativo” a Milano nel 1875 e di altre associazioni, come La Società operaia, la Scuola dantesca, ecc. Il suo nome compare tra quello delle socie fondatrici del Liceo-Ginnasio Agnesi di Milano nel 1874. Per questi meriti ha ottenuto medaglie d’oro e argento che esibiva con orgoglio.

© 2014 Barbara Bertolini, tutti i diritti riservati

Note e Fonti
I coniugi Battistelli hanno avuto ben sei figlie. La Aubin si toglieva sempre qualche anno, dunque è stato difficile stabilire la sua data di nascita. Per capirlo sono andata all’Archivio di Stato di Campobasso dove ho trovato le nascite delle figlie. Infatti, a dichiarare nel 1847  la neonata Anna Maria Zemirra, è lo stesso Battistelli che firma in calce. A quella data Eugenio dichiara di avere trent’anni e la moglie 27.  

Bollettino Regno di Napoli n. 140 – ASC Biblioteca n.1/C (Legge di Giuseppe Napoleone sull’istituzione di  «una casa di educazione per donzelle»), 1807.
Palmieri, Educazione, istruzione, Aline Auben in Campobasso, “Vittorio Colonna”, Napoli 12 settembre 1846.

ASCB Stato civile (nascite figlie) 1847 atto n. 321, 1851 n. 321, 1851 n. 235, 1853 n. 268, 1855 n. 95, 1859 n. 256, 1862 n. 212. E atti di morte 1849 n. 236, 1857 n. 119.
T. de L., necrologio di Aline Aubin, “L’Istrice” 30 gennaio 1890.

Masciotta Giambattista, Il Molise dalle origini ai giorni nostri, tip. Luigi Piorro e figlio, Napoli 1915. Ristampato da ditta E. Di Mauro, vol. II. Seconda ristampa Lampo edit., Campobasso 1984.

Bertolini B., Frattolillo R., Molisani, milleuno profili e biografie, ed. Enne, Campobasso 1998.

Trombetta Ada, Una pioniera dell’emancipazione femminile nel Molise: Aline Aubin Battistelli, “Donna Come”, periodico della Fidapa, Campobasso dicembre 2000
Trombetta Ada, Note sulla pubblica istruzione nel Molise e l’Istituzione Aubin-Battistelli in Campobasso, “Almanacco del Molise 2000/2001” ed. Enne, Campobasso 2001.

Mancini Antonio, Vincenzo Cuoco Presidente del Consiglio Generale della Provincia di Molise, provincia di Campobasso 1806-2006, Bicentenario Provincia di Molise, Associazione culturale “Vincenzo Cuoco”, ed. Enne, Ferrazzano 2005.

Frattolillo R., Bertolini B., Il tempo sospeso, donne nella storia del Molise, Filopoli ed., Campobasso 2007.

Bertolini B., Frattolillo R., Dizionario dei Molisani, Biblioteca Provinciale di Campobasso.

D'Alessio Michela, Vita tra i banchi nell'Italia meridionale, Palladino Editore, Campobasso 2011.


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