(Mantova, 13.2.1836 – Fano 16.3.1915),
educatrice, pedagogista, filantropa
Varie e intricate
vicende umane, com’è sovente la trama dell’esistenza, conducono Angiola Bianchini dalla nativa
Mantova a Fano nel 1869, quando è vivissimo il fermento dell’Unificazione
nazionale. Angiola, figlia del falegname Carlo e della casalinga Caterina
Rinaldi, rimane orfana di padre a 9
anni.
Con la madre vedova e la sorella maggiore
Cecilia va a Guastalla, dove è documentato l’impegno di Cecilia come direttrice
e istitutrice in un asilo, coadiuvata da Angiola. Impegno che ha meritato la
lode per entrambe le ragazze dal sacerdote Ferrante Aporti, che ebbe modo di
visitare l’asilo il 20 ottobre 1845.
Il resto è
spiegato in un articolo scritto alla sua morte, nel 1915, dall’amico Beniamino
Grossi: “ Non compresa da chi doveva goderne le gioie, disperatamente dovette
abbandonare l’indegno compagno il 25 dicembre 1862! Non fu però abbandonata
dalle amiche di Guastalla che ne apprezzavano già le doti preclare, né
dall’Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia che concorsero moralmente ed
economicamente a darle aiuto, perché potesse conseguire a Vercelli il diploma
Magistrale di grado superiore”.
Da queste parole
si deduce che Angiola ha insegnato egregiamente a Guastalla pur senza avere
l’idoneo titolo di studio, che fu conseguito in età tarda, a 27 anni e a
Vercelli (Piemonte), dopo il fallimentare matrimonio con tale Marco Simonazzi.
Ma qual era
l’ordinamento scolastico di quei domini vigente nel momento storico del
passaggio all’Unificazione territoriale e del travaglio dalla legislazione
asburgica a quella italiana?
Gli Asburgo,
preoccupati della crescita dei ceti medi e medio-piccoli indispensabili
all’Amministrazione e ai quadri tecnici, si erano occupati solo dell’istruzione
secondaria e superiore, trascurando quella elementare e popolare, che era
demandata alle parrocchie.
Il Rescritto
imperiale del 16 settembre 1849 rinnovò l’ordinamento scolastico, distinguendo
ben sei categorie di Scuole elementari.
Per insegnare
nella “minore” era sufficiente averla frequentata con profitto lodevole.
E’ evidente,
quindi, il caso della Bianchini a Guastalla, la quale a Novara ha conseguito la
licenza superiore quadriennale affiancata dal semestre di Corso di Metodica,
richiesto per l’insegnamento nelle scuole elementari “maggiori”.
Rimane il problema dell’insegnamento ai
piccoli intrattenuti nei “ricoveri” e “scaldatoi”.
Problema spinoso molto dibattuto nel tempo
della rivoluzione industriale: la tutela dei minori precocemente avviati al
lavoro si assommava infatti alla necessità di alleviare le famiglie lavoratrici
insieme all’educazione da impartire, essendo carente quella materna.
E’ il sacerdote
Ferrante Aporti, nato il 20 novembre 1791 a S. Martino dell’Argine, borgo di
Mantova, che , dopo aver studiato le infant-schools inglesi, francesi ed
inglesi di Oberlin, Owen e Wilderspin, promuove in Italia nuove istituzioni
educative sottraendo l’istruzione popolare alle parrocchie.
Dopo la
fondazione a Cremona, nel 1827, del primo asilo per i figli maschi delle
famiglie agiate, con il concorso della locale Congregazione di Carità, di
generosi oblatori e del Decreto Governativo del 1831, Aporti istituisce asili
per i piccoli poveri, organizza per loro
una rete di assistenza creando asili con attività programmate, secondo il
metodo misto F. Pestalozzi- Girard.
L’aristocrazia lombarda accoglie con
entusiasmo tali iniziative e con Giuseppe Sacchi, segretario per la commissione
degli asili a Milano, affida a F. Aporti la vigilanza degli asili e la
preparazione delle maestre.
A Mantova è il
marchese Giuseppe Valenti Gonzaga a favorire l’iniziativa aportiana, facendo
del suo palazzo il cenacolo culturale, il salotto politico della città ove
emerge don Enrico Tazzoli, suo nipote,
brillante insegnante di filosofia nel Seminario.
Questi
personaggi, a cui la Bianchini esprime devozione, stima e riconoscenza, fanno
dedurre la permanenza a Mantova di Angiola nell’età prescolare e la
frequentazione degli stessi.
Il ducato di
Parma, Piacenza e Guastalla retto da Maria Luigia d’Austria si connotava per le
attenzioni governative alle condizioni dei sudditi, incoraggiando con
elargizioni le scuole primarie e le iniziative di Aporti.
Sul suo metodo
fu fondato un asilo nel 1841.
E’ in questo
humus culturale e pedagogico che si forma Angiola Bianchini alla vigilia
dell’Italia Unificata.
Si estende quindi a tutta la penisola la
riforma attuata dal marchese Carlo Casati per il Regno di Sardegna.
I due cicli biennali della scuola primaria
gratuita, ma non obbligatoria si frantumano in 24 categorie di maestri rurali
ed urbani suddivisi in sottoclassi, in corsi inferiori e superiori,
diversificati per sesso e stipendi. Ignorata la scuola della prima infanzia, che
si impone alla legislazione unitaria, nello squilibrio sociale, economico e
culturale tra Nord e Sud, come essenziale e primaria questione per l’elevazione
del popolo attraverso l’istruzione, nella prospettiva dello sviluppo del Paese.
Nel tessuto della
cultura italiana, fondamentalmente spiritualista, il Positivismo agì per i suoi
aspetti filosofici come potente reattivo mostrando una nuova sensibilità per le
varie forme della socialità: la scuola, l’educazione, la divulgazione.
Come Angiola sia
finita, ad un certo punto, ad Urbino non si sa. Di certo ha avuto l’esperienza
di educatrice fra le mondine nel vercellese, dove aveva fatto il tirocinio.
Quella condizione
drammatica delle madri massacrate nei 40 giorni della vita del riso in 15/16
ore lavorative diurne, piegate nell’acqua, tormentate dai morsi di moscerini,
tafani e zanzare, insidiate da malattie reumatiche, infettive e dalla
leptospirosi, non ha potuto mai dimenticarla.
Insieme alla loro disperazione di non sapere a
chi lasciare i piccoli e dove, fra tutte quelle cascine sparpagliate.
Le mondine |
Perché abbia scritto al Comitato promotore per
proporsi quale Direttrice per il nuovo asilo d’infanzia da istituire a Fano non
si capisce, visti gli elogi per le note virtù e la speciale “perizia”.
Fatto sta che in data 24 aprile 1869 Giorgio
Amiani, presidente del Comitato, invita la Bianchini a recarsi per due o tre
giorni, con sollecitudine, nella sede fanese per trattare personalmente e
concordare i lavori di impianto.
Comincia così la
fervida, attenta, operosa attività pedagogica di Angiola Bianchini -
documentata nella sua ordinatissima scrittura nei resoconti degli esercizi
dell’Asilo dal 1869 al 1875 - nella
città di Fano, che è caratterizzata da
un eccezionale dinamismo politico.
Qui la classe
dirigente, timorosa dell’ingerenza del Governo nella sussistenza delle plebi e
nell’organizzazione del lavoro, preoccupata dal dilagante socialismo, si
rafforzò nella convinzione che la Beneficenza strutturata in Pie Fondazioni
fosse l’unica modalità per affrontare il problema sociale.
A Fano esistevano
numerose Opere Pie originate e rinsanguate da doviziosi lasciti e legati
testamentari che sovvenzionavano i vari settori dei bisogni. Il R.D. del 30 luglio
1864 aggregava 14 Opere Pie nell’Unica Congregazione di Carità.
I Decreti del
Governatore Lorenzo Valerio, Commissario generale straordinario nelle Province
delle Marche, diramano precise istruzioni sulle modalità di incameramento e
amministrazione dei Beni ecclesiastici e di soppressione degli Ordini
religiosi.
In questo magma la ristampa del libro di
Luciano Scarabelli (Dei doveri civili. Discorsi a giovani educati, Fano,1857),
diede vita ad un acceso dibattito sull’istruzione delle masse.
Il conte Annibale
di Montevecchio, il conte Bertozzi ed altri notabili, condividendo tali idee,
riorganizzarono la Congregazione di Carità al fine di realizzare tale impresa.
Costituirono il
22 dicembre 1868 un Comitato Promotore che si avvalse di sottoscrizioni
raccolte dalle nobildonne, di donazioni della Cassa di Risparmio e del Comune.
Il Comitato,
disponendo dei locali dell’ex Convento
di S. Maria Nuova, aprì l’Asilo infantile la cui direzione venne offerta ad
Angiola Bianchini, che impartì disposizioni precise sulla destinazione e arredi
dei locali, volle anche i gabinetti distinti per sessi, un orto con piante e
tettoia, oggetti relativi alle arti e mestieri, solidi per gli esercizi
geometrici, tipi dimostrativi del sistema metrico decimale e un organetto
“Ariston”.
Richiese inoltre
due buone maestre assistenti, una o due praticanti, una cuoca e una portinaia.
L’Asilo fu
inaugurato il 20 settembre 1870.
Fano: l'arrivo delle bambine |
I resoconti degli
esercizi informano sulle presenze dei bambini che dal ’69 cresceranno
costantemente, da 64 fino a 176 nel ’72/’73. Questi bambini sono figli degli
artigiani di cui la cittadina è ricca. Ciabattini, falegnami, cappellai, sarti,
ebanisti, barbieri, scalpellini, marmorini, doratori, ricamatrici, modiste,
fabbri- ferrai, tipografi, intraprendenti di diligenze e vetture.
Ma molti sono
figli delle donne che lavorano nelle filande ubicate nella cerchia urbana.
Donne provenienti
sia dalla zona portuale, cioè mogli e figli dei pescatori che aiutano così il
modesto salario settimanale ed il povero
bilancio familiare, sia dalla campagna circostante, dove la mezzadria
sul territorio collinare favorisce la piccola coltura, intensiva e promiscua,
che lascia spazio alla bachicoltura incoraggiata dai papi e dai proprietari
terrieri.
Angiola Bianchini accoglie questi bambini nei
“semenzai di futura civiltà” con la ferma convinzione che solo il lavoro, le
virtù, le civili cognizioni e precetti morali possono liberare i figli dei
poveri dalla “tenebria rozzezza di cuore”.
A scorrere le pagine scritte dalla Bianchini non si può
non ammirare la dedizione alla propria missione, la grave coscienza della
responsabilità morale ed umana, il metodico studio per migliorare e arricchire
la didattica, il bisogno di approfondire e aggiornare le metodologie, l’attenzione
per le donne per fare acquistare ad esse coscienza della propria dignità e
della propria libertà, attraverso lo studio e il lavoro.
Encomiabile il
suo personale impegno a titolo gratuito per istruire - nei giorni festivi e
alla fine dell’orario delle lezioni dell’asilo - le ragazze per far loro
conseguire la patente di maestre, mancando a Fano una scuola idonea e non
avendo le famiglie i mezzi economici per farla conseguire.
Angiola Bianchini
si è sobbarcata ad una fatica immane con la generosità di un’apostola a
rincuorare, invogliare e rendere provette le giovani entusiaste dal suo esempio
di donna libera e indipendente.
Su un foglietto
color seppia, datato 5 aprile 1892 , una
grafia irregolare e nervosa, ha vergato minuziosamente il loro elenco, le
riuscite, le destinazioni. Tra le sue allieve collocate come direttrici, la
prediletta Nardini Giovanna, Direttrice dell’asilo Garibaldi a Tunisi, è
nominata sua erede testamentaria.
Le maestre |
Quelle figlie del
popolo da lei sottratte al destino di ricamatrici, modiste, sarte, filandaie,
le hanno espresso la loro gratitudine e riconoscenza dipingendo nella
camera da letto nel villino sulla Gimarra i loro nomi ai lati dei versi di
Aleardo Aleardi:
“Te beata che allorquando
il divino
raccoglitore
dell’anime partite
da questa
terra ti dirà. Angiolina, dove son le tue frutta? E tu, raccolte,
a te
d’attorno cento giovinette
che nel
cuore inspirasti e nella mente,
potrai
rispondere: Eccole, Signore!”
La decisa volontà
di operare per il civile e morale progresso della società la induce a fondare
nel 1879 la Società Operaia Femminile di Mutuo Soccorso per istruire le donne
sui loro diritti.
La sua opera di
pedagogista si è espressa nel Manuale per gli asili d’infanzia secondo il
metodo di Ferrante Aporti, edito a Fano nella tipografia Gio-Lana nel novembre
1870 che ha conosciuto 7 edizioni fino al 1891. Ma già la VI edizione era stata
aggiornata con il metodo di F. Froebel , conosciuto attraverso l’amica fanese
Gustava de Stein, di origine tedesca. Nella VII
vi era stata aggiunta coordinato all’insegnamento delle scuole
elementari (corso inferiore).
Il testo conobbe
notevole divulgazione tanto da meritare una medaglia d’oro all’esposizione di
Parigi del 1882 e la raccomandazione del Ministero della Pubblica Istruzione a
favorirne la diffusione.
Angiola Bianchini conobbe così una qualificata
notorietà tanto da essere protagonista indiscussa di tutti i Convegni,
Congressi, Esposizioni, Conferenze ed Ispezioni, Corsi di Aggiornamento che
ebbero luogo fra il 1874 e 1889 in Italia. Non solo, perché i registri
documentari riportano offerte di direzione dell’Orfanatrofio femminile delle
Terme di Diocleziano a Roma e richieste di consulenza da parte del Presidente
della Congregazione di Carità di Trapani, Pietro Pezzardi.
Il 10 settembre
1873, il sindaco di Fano le affida la Direzione delle scuole elementari
femminili.
E’ stata rivoluzionaria la visione della
Bianchini, che ha anticipato di un secolo la “novità” di accorpare varie
tipologie di scuole in senso orizzontale e verticale e la gradualità degli
apprendimenti e degli insegnamenti, scanditi dall’Asilo alla Scuola elementare.
Ridusse le ore di
maglia e cucito per fare spazio alla storia della città, all’economia del
territorio, a tutto ciò che “svolge le facoltà intellettuali”, oltre al canto
corale, “ginnastica polmonare atta a ingentilire ed esilarare l’animo delle
giovinette”.
Per venire
incontro alle esigenze della popolazione portuale, gruppo sociale arretrato e
in condizioni di indigenza, fuori delle mura cittadine, inaugurò l’Asilo del Porto, dov’era l’ufficio
Circondariale marittimo di Fano, il 28 aprile 1875. I 35 iscritti divennero 120
negli anni 1897/1899. Le nuove sedi
delle scuole furono possibili per la gestione moderna e le iniziative
coraggiose del sindaco Gabrielangelo Gabrielli, che per attuare il suo
programma politico ricorse ad un prestito con la Cassa di Risparmio di Bologna.
Il risultato
della sua totale dedizione all’educazione ed istruzione dei piccoli,
all’elevazione culturale, sociale ed economica delle donne è stato il precoce
sfibramento ed esaurimento delle sue energie psico-fisiche.
Ha dovuto
abbandonare l’amato lavoro scolastico, anche perché osteggiata e guardata con
sospetto ed acredine dalla nuova classe politica borghese.
Morendo, destinò la sua villetta costruita
su un pezzetto di terra dell’antica fornace donatole dalla contessa Ferri “ per
i 4 lustri di benefici alla
popolazione di Fano” e pagata con i sacrifici di una vita di lavoro (£.
13.229,58) “al Municipio di Fano a condizione che col mio nome vi si apra
subito un asilo infantile con la retta mensile di £. 1,50 per una minestra
giornaliera e con l’obbligo di un zinnale bianco da cambiare ogni giovedì e
lunedì”.
Disgraziatamente, come spesso accade nella
Penisola, il Comune di Fano non solo non ha rispettato le sue volontà , ma non
ha in alcun modo e in nessuna forma riconosciuto gli innegabili, straordinari
meriti di Angiola Bianchini che attende invano, come i putti affranti e senza
ali della sua malmessa tomba, che gli uomini, riconoscendo il suo meraviglioso
operare, le rendano giustizia.
l'asilo intestato ad Angiola Bianchini |
Non solo, perché
la Scuola da lei costituita con
l’autorità della Congregazione della Carità nell’antico convento francescano
incamerato dal nuovo Regno italico, intitolata ad Alessandro Gallizzi, un
mercante di Senigallia per il lascito di £500mila, durante la sua
ristrutturazione, aveva destinato al macero tutta la copiosa documentazione
delle attività svolte e delle programmazioni didattiche fatte dalla Bianchini.
Dunque condannata alla definitiva
cancellazione e sparizione di qualsiasi traccia del suo operoso ed intelligente
vissuto.
Nel 2005 io e la dott.ssa Pia Vecchioni della
Biblioteca Federiciana di Fano visionammo alcuni scatoloni scampati alla
ristrutturazione della scuola “ Alessandro Gallizzi”.
Svelarono
nell’ammasso polveroso di fogli e plichi l’intenso, operoso, straordinario
vissuto di Angiola Bianchini ignorato dall’Istituzione Comunale e
dall’importante Circolo culturale cittadino a lei intitolato. Da queste ricerche,
estese al contesto storico, sociale ed economico del periodo, è nato il mio
lavoro dedicato a questa splendida
donna.
Angela
Frattolillo - © Tutti i diritti riservati
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Ringrazio la
Biblioteca federiciana di Fano per la gentile concessione delle immagini a
corredo di questa biografia.
Circolo culturale“Angiola Bianchini” di Fano
non conoscevo...
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