Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

domenica 20 novembre 2016

Fiorenza de BERNARDI


(Firenze, 22 maggio1928), pilota di linea, pioniera dell’aviazione

di  Barbara Bertolini
Prima donna pilota di linea commerciale in Italia, prima donna ai comandi del DC-8 e pilota da montagna. Un percorso eccezionale per questa donna nata nel 1928. Ma se da bambina le avessero predetto un sicuro avvenire come pilota, Fiorenza non si sarebbe per nulla stupita. Figlia di un asso dell’aviazione, la vediamo già a tre anni sul suo primo aereoplanino:  un triciclo trasformato dal padre.
 Un padre eccezionale, pioniere del volo, che colleziona trofei prestigiosi esibendosi nei cieli d’Italia e d’America. Nato nel 1893 a Venosa, in provincia di Potenza, ma di origine piemontese, Mario de Bernardi, dopo essersi arruolato nell’esercito, conquistato dai primi voli aerei, decide di passare nell’Aeronautica militare e di conseguire il brevetto di pilota, brevetto che ottiene nel 1914. E, da quel momento, la sua carriera decolla come i suoi aerei, raggiungendo, a fine carriera, il grado di colonnello. Ma l’asso dell’aviazione, nel corso della sua vita  vince varie gare internazionali tra cui, nel 1926, la prestigiosa “Coppa Schneider” a Cleveland negli Stati Uniti,  e il campionato di acrobazia aerea a Norfolk cinque anni dopo. E’ anche il primo uomo ad oltrepassare, su un velivolo, i 500 km/h. Al suo attivo non mancano numerose invenzioni poiché il colonello de Bernardi è stato un reputato collaudatore e i velivoli li conosceva davvero bene, tanto da aver testato il primo aereo a reazione. Morirà di infarto durante un volo ma la sua destrezza gli consentirà di atterrare senza danni prima di accasciarsi al suolo inanime.

La madre dell’aviatrice, Maria Vittoria Falorsi, fiorentina, era stata crocerossina durante la Prima guerra mondiale. Poi, sposato Mario, dovette seguirlo nei suoi vari spostamenti professionali. Poiché vivevano vicino agli aeroporti Maria Vittoria  ̶  come ricorda la figlia  ̶  sapeva riconoscere ogni aereo dal rombo del motore e quindi era in grado di capire quando  il marito atterrava. Maria Vittoria ha raccontato in un libro la vita vissuta a fianco di un pioniere dell’aviazione.
L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA
Cresciuta in una famiglia dove capeggiava anche la figura di nonna Ida, un’insegnante che sapeva a memoria tutta la Divina Commedia e che aveva scritto romanzi come Cuore dei Ragazzi, a dire dei nipoti superiore al libro Cuore di De Amicis, Fiorenza vive un’infanzia e un’adolescenza da favola. Mario, innamorato di questa bambina vivace che vuole fare tutto quello che fa il suo papà, la porta con lui appena può. Ma soprattutto, una volta adolescente  ̶  scrive Fiorenza  ̶ , i miei genitori:
«Fin dall’età di 15 anni mi lasciarono libera delle mie scelte. Io avevo bisogno di movimento e di aria aperta e spesso andavo con gli amici a fare campeggio in montagna o al mare. Sacco da montagna, viveri, tende, tutto sulle spalle per rimanere fuori anche quindici giorni di seguito. All’epoca non c’era certo l’abitudine di lasciare girare le ragazze così liberamente, specie se figlie uniche, come me ma io, ho potuto godere di questa libertà».* 
Infatti, grazie a questa libertà la ragazza, vera forza della natura, ha potuto praticare tutti gli sport estremi. Anni meravigliosi a scalare montagne, sciare o tuffarsi nel mare. Sport che ha iniziato a praticare grazie agli insegnanti del Liceo francese Chateaubriand di Roma che frequentava e che formava la migliore gioventù dell’epoca.
Fiorenza in una scalata

Nel 1947, insieme ad un’amica, decidono di iscriversi a una scuola di roccia a Monte Morra, sui monti laziali. Un’esperienza che farà nascere, nella futura aviatrice, la passione per le scalate. Dopo Monte Morra arriveranno tante altre vette: Monte Bianco, Grandes Jorasses, cime dell’Ortles e Lavaredo, vetta Walker, del Piccolo e Gran Zebrù etc…  Arrampicate estive e sciate invernali sulla Marmolada e in Val Gardena affrontando pericoli e belle risate tra i giovani partecipanti a queste escursioni.

 IL PRIMO VOLO
Fino ai vent’anni le sue esperienze di volo sono sui velivoli di suo padre o degli amici più cari. Voli che aveva effettuato, fino a quel momento, più per curiosità che per interesse perché la sua vera passione era la montagna, tanto da sognare di comperare una baita in Val Gardena ed offrire salcicce e panini agli scalatori di passaggio.
Bastano pochi voli e l’interesse della ragazza diventa subito palpabile. Mario insegna alla figlia tutti i trucchi del mestiere, elargisce quei consigli che sono fondamentali per salvarsi la vita in casi estremi, casi che possono sempre succedere quando si è soli al comando di un aereo. E, una calda giornata estiva del 1951, Fiorenza decide di tentare l’avventura da sola, senza dire però nulla al papà. Anzi, per tranquillizzarlo, lo informa che quella mattina avrebbe effettuato un volo con il suo amico, il Comandante Morici.
Ma invece di Morici è lei, sola, a salire su un FL3 e decollare nei cieli di Roma. A tenerle compagnia un falco che vola sotto il suo aeroplano. Emozione fortissima che farà scattare il desiderio di diventare anche lei pilota, come suo padre.
I primi anni di volo sono sportivi come gare di aerei, raduni o, al massimo, “commerciali”, quali il lancio di volantini.
Con il padre
Ed è proprio durante un lancio di volantini che il loro aereo si schianta al suolo. Al comando del velivolo di turismo c’è suo padre e la missione che hanno è quella di lanciare volantini per il Movimento Sociale Italiano di cui Mario è candidato. Qualcosa va storto, il motore si blocca e l’aviatore capisce che non c’è nulla da fare.  Per fortuna volano a quota molto bassa e sotto di loro  intravvedono uno spiazzo erboso e, con la velocità che ha ancora l’aereo, Mario  riesce a farlo stallare con una virata secca e a bloccarlo a terra. Racconta Fiorenza:
«Nell’urto il motore si stacca dall’aereo, noi fummo proiettati fuori, liberi da qualsiasi ostacolo. Ci ritrovammo sdraiati sull’erba incolumi!»
L’ironia della sorte volle che quello spiazzo erboso altro non era che il parco dell’ambasciata russa a Roma, ovvero Villa Abamelek. Per un candidato dell’M.S.I una vera iattura!
Da allora in poi, tra gare, acquisizione di nuovi brevetti, la vita di questa ragazza è piena di grandi soddisfazioni. Quegli anni sono caratterizzati soprattutto da competizioni sportive sia in Italia che nel resto d’Europa, competizioni che, spesso, svolge in coppia con l’amica Graziella Sartori, con vincita di numerosi trofei. 
Nel 1957, con Graziella a bordo del Piper I-TALY, un piccolo areo di turismo, effettueranno anche un viaggio di piacere fino in Portogallo. Un viaggio fantastico di 21 giorni dove saranno costrette ad atterrare, causa maltempo, in uno sperduto paesino spagnolo suscitando la curiosità di tutti gli abitanti, non abituati certo a vedere scendere dal cielo due belle straniere: una bionda e una mora. A Cascais, in Portogallo, saranno ricevute, invece, da re Umberto in esilio, e la figlia Gabriella.

I VOLI PROFESSIONALI
E’ il 1953 quando cominciano ad arrivare anche incarichi professionali. Infatti, il rappresentate della Piper in Europa e Africa, amico di suo padre, le propone di diventare la sua copilota. Volerà con il Comandante Roberto Goems per 10 lunghi anni in tutti i cieli d’Europa e d’Africa del Nord. In quel periodo sposa, guarda caso, un pilota, Sandro Carocci. E’ difficile, tuttavia, tenere insieme un rapporto di coppia tra un aeroporto e un altro e la loro unione finirà per sciogliersi.
Nel 1966 si presenta l’occasione per fare il salto definitivo nel mondo degli aerei professionali o di linea. In quell’anno riesce a frequentare un corso strumentale basico alla scuola militare di Alghero, prendendo lezioni direttamente da istruttori dell'Alitalia. La donna è in gamba e riesce a superare senza problemi gli esami di navigazione, aerotecnica, meteorologia, medicina aeronautica ecc., ottenendo il brevetto commerciale, grazie al quale può essere assunta da Aeralpi nel gennaio del 1967. Sarà la prima pilota di linea italiana (e quarta nel mondo).

I colleghi della Aeralpi guardano con molta diffidenza questa 39enne che pretende guidare un aereo come se fosse una semplice automobile. Ma ben presto si rendono conto che la de Bernardi pilota con grande maestria e competenza e  che il suo brevetto è più che meritato. La donna, grazie al corso IFR di Aeralpi sarà una delle prime donne a volare su velivoli militari e, poiché la compagnia effettuava voli con il codice AZ (codice della compagnia di bandiera) può essere considerata la prima donna italiana a trasportare passeggeri Alitalia. In quel periodo fu anche la prima donna abilitata al volo di montagna.
Con la Aeralpi saranno anni intensi e belli, fino a quando il proprietario di questa compagnia, il Barone Cesare Acquarone verrà assassinato da sua moglie in Messico e la compagnia si scioglierà.
L’Alitalia, a cui Fiorenza si rivolge per avere un’assunzione nicchia. Non vede di buon occhio una donna ai comandi di un aereo. Ad assumerla, allora, nel 1969, è una compagnia con idee più all’avanguardia, l’Aertirrena. In quegli anni titubano un po’ tutte le società di aviazione, infatti, anche in America, dove l’aereo è una necessità per la vastità del territorio, bisogna aspettare il 1973 prima che le grandi compagnie assumano donne pilota. 
FIORENZA E IL JET RUSSO YAK 40 E IL DC-8
L’Aertirrena la ingaggia in un primo momento come pilota di taxi aereo. Poi la nomina Comandante di un bimotore Beecheraft. Infine, nel 1970, vista la grande competenza, sarà inviata a Mosca con il comandante Luciano Nustrini per conseguire l’abilitazione a guidare il  tri-jet YAK 40. Un aereo che porta 25 passeggeri e può atterrare quasi ovunque: dalla sabbia del deserto agli spiazzi erbosi o in terra battuta o anche sulla neve. L’istruttore russo non conosce altra lingua che la sua, ma Fiorenza impara benissimo tutti i meccanismi di questo velivolo robusto. Il proprietario della Aertirrena ne comprerà tre sia per voli regolari che per voli charter. Ma l’accordo è anche quello di effettuare voli dimostrativi.
E l’occasione più bella si presenta, per l’aviatrice, proprio con i voli dimostrativi. Questo aereo sembra fatto apposta per le immense distese australiane ed è così che, per far conoscere il trireattore, la compagnia invia in Australia un intero equipaggio, di cui lei è 1° ufficiale. Un viaggio meraviglioso che costringe il velivolo, che possiede poca autonomia di carburante,  ad atterrare in tanti aeroporti, piccoli e grandi, dalla Turchia, all’Afghanistan, dall’India alla Birmania, dalla Tailandia alla Malesia, fino ad atterrare infine all’aeroporto di Kupang su suolo australiano. Lei e l’equipaggio dello Yak 40 percorreranno tutti i cieli limpidissimi d’Australia, accolti con grande calore. La stampa locale in particolare dedica molti servizi a questa avventura poiché si meraviglia di trovare una donna ai comandi di un jet, creandole una notorietà in quel continente, una notorietà che la stupirà quando uno sconosciuto pilota della Quantas incontrandola sui cieli australi l’apostroferà con un familiare:  “Hallo Florence”.

Nel 1980 ottiene di fare un corso con l’Alitalia per il DC-8, un grosso quadrimotore. Malgrado la ormai grande competenza della de Bernardi e il titolo acquisito di Comandante nella Aertirrena, le porte dell’Alitalia rimangono chiuse per le donne pilota. Ecco che per battersi contro questa ingiustizia, Fiorenza fonda l'Associazione “Pilote Italiane”.  
Intanto la Aertirrena diventa Avioligure  e, con base a Fiumicino, la nostra aviatrice vola in America e Africa. Ma gli affari per la società non vanno bene e anche Avioligure chiude. Allora la pilota ritorna sul suo vecchio Yak 40.
UN INCIDENTE D’AUTO METTE FUORI GIOCO L’ASSO DEL VOLO
La Comandante Fiorenza de Bernardi ha ormai al suo attivo ben 7000 ore di volo quando un banalissimo incidente automobilistico la costringe a interrompere bruscamente la sua carriera. E’ sera e sta tornando da Rieti dopo aver assistito alla finale del campionato di Volo a Vela mentre, all’improvviso, i suoi occhi si chiudono per pochi secondi: secondi che le saranno fatali poiché la sua auto andrà a sbattere contro un muro.  Riaprirà gli occhi solo tre giorni dopo in ospedale. Bilancio: 34 fratture su tutto il corpo. Gli ci vorrà più di un anno per rimettersi in piedi e, le leggi dell’aviazione sono inflessibili:  il brevetto di pilota decade se entro sei mesi non si fa attività.
Fiorenza non può, quindi, ritornare alla cloche dei suoi amati aeroplani ma può battersi affinché anche nei cieli del mondo vengano riconosciuti al gentil sesso gli stessi diritti degli aviatori. Ed è con  l’Associazione da lei fondata, divenuta nel frattempo  Associazione Donne dell'Aria (ADA)  ̶  della quale fanno parte anche le paracadutiste, direttori di aeroporti e tutte le donne dell'aviazione  ̶  che riesce a portare avanti le sue rivendicazioni ed ottenere qualche successo. Infatti, lAlitalia, al congresso delle donne pilota di linea del mondo (ISA, di cui fa parte), che si svolge a Roma nel 1988, annuncia che i tempi sono maturi per la compagnia di aprire le selezioni anche al gentil sesso. L’anno dopo, in effetti,  Antonella Celletti sarà la prima pilota assunta dalla compagnia di bandiera italiana.
A Fiorenza, donna determinata, coraggiosa, battagliera, non sono mancati riconoscimenti sia a livello internazionale, poiché è stata nominata vice-presidente della Federazione Pilote Europee, ma anche a livello nazionale, come presidente dell’ADA. Inoltre l’ANPAC le ha conferito la “medaglia alla carriera”, una lunga carriera  ̶  come dice  ̶  di 35 anni, vissuta tra il rombo dei motori e il sibilo dei jet. Ma soprattutto la riconoscenza delle colleghe, che hanno sempre visto in lei un riferimento per tutte le donne che volano.
“Hallo Florence”, quante belle avventure hai vissuto! Sei nata sotto una buona stella che ti ha dato le nuvole per amiche e il cielo come compagno di viaggio.
Barbara Bertolini©2016 Tutti i diritti riservati
Bibliografia:
*Fiorenza  de Bernardi, India Kilo Alpha. Qui Fiorenza, forte e chiaro!, LoGisma, 2008
Maria Vittoria Falori, Mario de Bernardi, Ed. Bizzarri, Roma 1976




6 commenti:

  1. Questa donna di ...appena 88 anni è davvero eccezionale, e tu, Barbara, riesci a farcela considerare come una di famiglia, anche se straordinaria, per la vita piena, intensa e lunga che può vantare. Penetrando negli angoli della sua esistenza e della sua famiglia altrettanto fuori dall'ordinario, il tuo racconto (tanto documentato) vivo e partecipe ci trasmette tutto il dinamismo e l'umanità di questo personaggio. Brava Barbara!

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  2. Grazie Rita, sei sempre un'attenta e sensibile lettrice. Fiorenza De Bernardi è una donna ancora piena di vita. Il personaggio mi ha affascinato davvero: avrei tanto voluta avere una vita come la sua!

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  3. Fiorenza de Bernardi9 dicembre 2016 alle ore 11:44

    Grazie Barbara e Grazie Rita del lungo racconto sulla mia vita! Spero potervi incontrare un giorno, quando siete a Roma mandatemi una email!!

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  4. Sì, sarei proprio lieta di incontrare una persona eccezionale come te. La tua vita è stata semplicemente fantastica. Brava!, Barbara

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  5. Buonasera Sig.ra Fiorenza, spero di incontrarLa a Bracciano il prossimo sabato. Sarà per me un Onore oltre che un piacere...a presto
    Claudio

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