di
Barbara Bertolini
(Casacalenda, Molise, 1951), direttrice generale di struttura ospedaliera
in Canada.
Partita bambina da
un piccolo paese del Molise, Casacalenda, Irene Giannetti dall’altra parte
dell’Oceano ha trovato la sua “America”, un’America che si è costruita con
intelligenza, tenacia e grande forza di volontà, qualità tipiche dei figli
dell’emigrazione, che l’hanno catapultata alla vetta di uno dei più grandi
ospedali di Montréal, Il “Santa Cabrini”. Irene Giannetti è stata, infatti, la
prima donna laica ad essere direttore di un ospedale in Canada.
Ma ritorniamo al
paesello di nascita che, nello scrittore italo-americano Giose Rimanelli, anche
lui originario di Casacalenda, trova la
seguente definizione: «Un minuscolo
ricamo fatto a tombolo, nascosto in una tasca dell’Appennino
Centro-Meridionale». Ebbene Irene, nel 1957, lascia il paese insieme a mamma
Maria-Vincenza e alla sorella Loreta per raggiungere il padre Nicola che ha
trovato lavoro in Canada e vi si è stabilito.
Irene in braccio alla mamma, con la sorellina Loreta |
La piccola Irene con tutta la famiglia a Casacalenda |
Arrivata nella
terra promessa non sarà facile integrarsi con i nuovi compagni che parlano un
altro idioma per lei incomprensibile, e che, per questo la guardano di traverso
perché portatrice di una cultura diversa: atteggiamento questo che la ferirà
profondamente. Ma la piccola molisana, desiderosa di farsi accettare, riuscirà in
breve tempo ad imparare la lingua e ad assorbire i nuovi usi. Nel Québec vi
trova anche tanti compatrioti che, purtroppo, hanno cambiato le loro abitudini
paesane: lavorano duro tutto il giorno e le loro porte, contrariamente a quello
che avveniva a Casacalenda, rimangono ermeticamente chiuse: ognuno pensa alla
propria famiglia e la scolaretta, quando torna a casa, con la chiave appesa al
collo per non perderla, la trova vuota e non ha vicini che le potranno dare
conforto. Ma questa è la storia dei figli dell’emigrazione, accomunati tutti
dalle stesse difficoltà.
Nel Canada, oltre
ai tanti idiomi parlati dagli emigrati arrivati da tutto il pianeta, le lingue
ufficiali sono sia l’inglese che il francese. Quando la famigliola giunge nella
provincia del Québec vi scopre una feroce rivalità fra queste due comunità: i
ricchi anglofoni e i poveri francofoni. Gli emigrati italiani, i più numerosi,
si trovano fra questi due fuochi. I loro figli vengono indirizzati nelle scuole
anglofone ma, poiché sono al completo, Irene ha la fortuna di essere iscritta
in quella francofona, ritenuta più formativa. Dovrà, comunque, ritornare
all’inglese quando seguirà i corsi universitari: la perfetta conoscenza di
queste due lingue sarà un fattore determinante per il suo futuro. E’ talmente
convinta di ciò che, per il suo 18esimo compleanno chiede alla mamma, come
regalo, un corso di italiano al “Centro italiano di cultura”, per aggiungere
anche la conoscenza perfetta della lingua materna al suo curriculum.
Ritroviamo la giovane
e dinamica Irene Giannetti nel 1975, alla fine del suo percorso universitario. Dopo
il baccalaureato in Amministrazione, conseguito alla McGill University di
Montréal, è assunta dall’Ospedale “Sacré Coeur”, incaricata delle relazioni tra
patronato e sindacato. Sei anni dopo, passa al “Santa Cabrini” come Direttrice
amministrativa del Centro accoglienza “Dante”.
Nel frattempo,
per arricchire le sue conoscenze, la giovane donna consegue anche un master in
Amministrazione ospedaliera all’Università di Montréal, che le aprirà
definitivamente le porte del successo professionale. Infatti, la tenacia negli
studi, la passione per il lavoro, la sua preparazione e la competenza verranno
premiate poiché nel 1988, a soli 37 anni, verrà nominata Direttrice generale
dell’Ospedale “Santa Cabrini”, sbaragliando tanti concorrenti: sarà la prima
donna nel Québec ad ottenere una nomina ai vertici di una struttura
ospedaliera.
E’ in questa veste
che accoglierà il Presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro in
visita ufficiale in Canada nel 1997. Il Presidente italiano rimarrà così
colpito da questa donna operosa, dedita al raggiungimento del bene comune, che
le conferirà l’onorificenza di “Commendatore della Repubblica”, onorificenza
ampiamente meritata poiché pochi sono riusciti a fare tanto per l’immagine
degli italiani nel mondo.
Gemellaggio con l'ospedale "Carlo Poma" di Mantova (la Giannetti al centro) |
Intanto il
Consiglio di Amministrazione del grande ospedale non si pentirà mai della sua
scelta poiché la Giannetti saprà far funzionare al meglio la struttura
ospedaliera dedicandovi tutte le sue energie e dimostrando importanti capacità
manageriali unite a doti di grande umanità che le daranno stima e rispetto da
parte di medici, infermieri e pazienti. Infatti è lei stessa a dire: ̶ per dirigere c’è bisogno sia della testa che
del cuore. C’è da dire che la Giannetti ha avuto la fortuna di lavorare gomito
a gomito con una maestra di rilievo: suor Ilia Peverali, una delle fondatrici
dell’Ospedale “Santa Cabrini”, con cui
ha stabilito subito ottimi rapporti collaborativi e che ha saputo sostenerla e
guidarla.
Dal momento in
cui assume la direzione dell’Ospedale Santa Cabrini, infatti, la giovane
molisana opera affinché questo ospedale possa continuare a modernizzarsi sia
nell’approccio delle cure ai pazienti, sia nelle attrezzature ed i luoghi di
cura e di degenza. Per questo, introduce nuovi macchinari per i laboratori,
amplia il reparto di diagnostica per immagini
e il Centro Dante; allarga ed accoglie altri 80 posti letto ecc… Ma
negli ultimi anni anche nel Québec cade la scure dei tagli alla spesa, però l’Ospedale
“Santa Cabrini”, grazie all’oculata amministrazione della Giannetti, riesce, in
pochi anni, a raddoppiare il numero di pazienti che arriva al pronto soccorso e
che passa da 7 mila a 14 mila all’anno. Ma anche i posti letto passano da 300 a 500.
Irene Giannetti, festeggiata |
Dopo trentasette anni
di onorato servizio, la Giannetti nel 2011 si ritira a vita privata. Gli
italiani di Montreal, ma anche tutti gli altri degenti che sono transitati dal
“Santa Cabrini”, le devono davvero tanto
poiché come Direttrice generale di uno degli ospedali più importanti della
città, Irene Giannetti ha saputo ascoltare le loro esigenze e mettere in
pratica tutti i consigli per rendere la vita più serena possibile ai tanti
ammalati che sono stati lì curati.
Ritratto di bambina di Irene Giannetti |
Acquerello della Giannetti |
Barbara Bertolini 2014 © Tutti i diritti riservati
Biografia autorizzata
Bibliografia:
Rita Melillo, Le interviste di Rita Melillo, Logos
Library, (pp. 133-142) 10.9.1999.
Ignazio Blanco, Lavoriamo, Giannetti, lavoriamo,
“Panorama Italia”, Montréal 2006.
Irene Giannetti, Pier 21 Irène Giannetti, la mia storia,
Corriere italiano, novembre 2007.
Mustapha Chelfi, Le
Québec sème, les immigrants récoltent-ils?,
“Journal Alfaˮ, Montréal 01/10/2009.
s.f., 30 anni al servizio dell’Ospedale Santa
Cabrini, “Corriere italiano del Canada”, 14 dicembre 2010.
Carole Gagliardi,
Omaggio a Irene Giannetti, “Corriere
Italiano”, Montréal 14.12.2010.
Matilde Salvatore,
1960-2010: 50 anni di servizio alla
comunità. Una vita dedicata agli altri, “Corriere Italiano”.
Azienda
ospedaliera Carlo Poma, Un gemellaggiotra Mantova e Canada, 2.07.2010, Giovanni Rapanà,
La comunità italiana saluta Irene Giannetti, “Corriere italiano”, 6 luglio 2011.
Marie-Josée
Lacroix, L’aquarelle mystère et poésie,
“Bel Âge Canada”,
ottobre 2014 parla dei quadri di Irene Giannetti.
Sono molisano ma non avevo mai sentito parlare di questa persona: bella carriera. Che grinta e che coraggio hanno dovuto dimostrare i nostri emigrati!
RispondiEliminaDa questa bio si evince che il Canada non solo è una terra di accoglienza, ma anche di grandi opportunità. E' ancora così??
RispondiElimina" La domanda di Giovanna è molto precisa. Purtroppo non posso rispondere con un si o con un no.
RispondiEliminaÈ pur vero che ci sono ancora tante possibilità in Canada, paese giovane e poco popolato. Ma, come in tutti i paesi occidentali, la globalizzazione del mercato ha fatto sparire tanti posti di lavoro. Anche qui il settore pubblico è in crisi ed i giovani laureati, spesso, fan fatica a trovare un lavoro nel loro ramo di formazione. Poi, bisogna sapere che il tasso di disoccupazione è molto più elevato presso gl'immigranti che lo è per il resto della popolazione. I nuovi arrivati riescono con difficoltà a far riconoscere la formazione fatta nel paese di origine e hanno da superare le barriere linguistiche e culturali. Ho in mente tanti esempi, anche medici, che non sono rimasti, malgrado i loro tentativi per sistemarsi qui. Molti hanno provato. Pochi son stati accettati dall'Ordine dei medici, anche dopo nuovi esami e nuovi studi.
Prima di buttarsi in una tale avventura è importante informarsi bene e, se possibile, avere già in mano, un primo contratto di lavoro.
Detto questo non vorrei scoraggiare chi davvero vuol tentare l'avventura, cosciente delle difficoltà e ostacoli inevitabili.
L'emigrazione è come un giuoco d'azzardo. Per uno che vince, altri ci lasceranno la camicia. Però, come si dice, se non si rischia, non si ha la possibilità di vincere!
In bocca al lupo!"
GRazie infinite per la cortese risposta. La sua carriera è stata brillantissima ma chissà quanta fatica dietro!
RispondiEliminaLo dico sempre ai miei figli, bisogna rimboccarsi le maniche. Ha ragione lei: chi non si muove non può cogliere le opportunità offerte anche se, spesso, trova porte ermeticamente chiuse.