Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

lunedì 22 settembre 2014

Irene GIANNETTI

  
di Barbara Bertolini
(Casacalenda, Molise, 1951),  direttrice generale di struttura ospedaliera in Canada.


Partita bambina da un piccolo paese del Molise, Casacalenda, Irene Giannetti dall’altra parte dell’Oceano ha trovato la sua “America”, un’America che si è costruita con intelligenza, tenacia e grande forza di volontà, qualità tipiche dei figli dell’emigrazione, che l’hanno catapultata alla vetta di uno dei più grandi ospedali di Montréal, Il “Santa Cabrini”. Irene Giannetti è stata, infatti, la prima donna laica ad essere direttore di un ospedale in Canada.
Ma ritorniamo al paesello di nascita che, nello scrittore italo-americano Giose Rimanelli, anche lui originario di Casacalenda,  trova la seguente definizione:  «Un minuscolo ricamo fatto a tombolo, nascosto in una tasca dell’Appennino Centro-Meridionale». Ebbene Irene, nel 1957, lascia il paese insieme a mamma Maria-Vincenza e alla sorella Loreta per raggiungere il padre Nicola che ha trovato lavoro in Canada e vi si è stabilito.
Irene in braccio alla mamma, con la sorellina Loreta
Della sua partenza dal Molise, il ricordo più nitido di questa bambina che ha appena sei anni, è quello del nonno quando la prende in braccio, poco prima d’imbarcarsi e le dice di guardare il cielo una volta che la nave arriverà in mezzo all’Oceano, perché saranno i gabbiani che voleranno sulla sua testa ad avvisarla che sta per arrivare in America: una raccomandazione seguita alla lettera dalla bambina che sarà la prima a scorgere gli uccelli e a correre dalla mamma per annunciare l’imminente arrivo nel nuovo continente. Ma sulla banchina del porto di Napoli Irene lascerà il cuore perché si renderà conto solo nel momento della partenza della nave che i nonni non andranno con loro.
La piccola Irene con tutta la famiglia a Casacalenda


Arrivata nella terra promessa non sarà facile integrarsi con i nuovi compagni che parlano un altro idioma per lei incomprensibile, e che, per questo la guardano di traverso perché portatrice di una cultura diversa: atteggiamento questo che la ferirà profondamente. Ma la piccola molisana, desiderosa di farsi accettare, riuscirà in breve tempo ad imparare la lingua e ad assorbire i nuovi usi. Nel Québec vi trova anche tanti compatrioti che, purtroppo, hanno cambiato le loro abitudini paesane: lavorano duro tutto il giorno e le loro porte, contrariamente a quello che avveniva a Casacalenda, rimangono ermeticamente chiuse: ognuno pensa alla propria famiglia e la scolaretta, quando torna a casa, con la chiave appesa al collo per non perderla, la trova vuota e non ha vicini che le potranno dare conforto. Ma questa è la storia dei figli dell’emigrazione, accomunati tutti dalle stesse difficoltà.
Nel Canada, oltre ai tanti idiomi parlati dagli emigrati arrivati da tutto il pianeta, le lingue ufficiali sono sia l’inglese che il francese. Quando la famigliola giunge nella provincia del Québec vi scopre una feroce rivalità fra queste due comunità: i ricchi anglofoni e i poveri francofoni. Gli emigrati italiani, i più numerosi, si trovano fra questi due fuochi. I loro figli vengono indirizzati nelle scuole anglofone ma, poiché sono al completo, Irene ha la fortuna di essere iscritta in quella francofona, ritenuta più formativa. Dovrà, comunque, ritornare all’inglese quando seguirà i corsi universitari: la perfetta conoscenza di queste due lingue sarà un fattore determinante per il suo futuro. E’ talmente convinta di ciò che, per il suo 18esimo compleanno chiede alla mamma, come regalo, un corso di italiano al “Centro italiano di cultura”, per aggiungere anche la conoscenza perfetta della lingua materna al suo curriculum.
Ritroviamo la giovane e dinamica Irene Giannetti nel 1975, alla fine del suo percorso universitario. Dopo il baccalaureato in Amministrazione, conseguito alla McGill University di Montréal, è assunta dall’Ospedale “Sacré Coeur”, incaricata delle relazioni tra patronato e sindacato. Sei anni dopo, passa al “Santa Cabrini” come Direttrice amministrativa del Centro accoglienza “Dante”.
Nel frattempo, per arricchire le sue conoscenze, la giovane donna consegue anche un master in Amministrazione ospedaliera all’Università di Montréal, che le aprirà definitivamente le porte del successo professionale. Infatti, la tenacia negli studi, la passione per il lavoro, la sua preparazione e la competenza verranno premiate poiché nel 1988, a soli 37 anni, verrà nominata Direttrice generale dell’Ospedale “Santa Cabrini”, sbaragliando tanti concorrenti: sarà la prima donna nel Québec ad ottenere una nomina ai vertici di una struttura ospedaliera.

L'Ospedale "Santa Cabrini" di Montreal
E’ in questa veste che accoglierà il Presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro in visita ufficiale in Canada nel 1997. Il Presidente italiano rimarrà così colpito da questa donna operosa, dedita al raggiungimento del bene comune, che le conferirà l’onorificenza di “Commendatore della Repubblica”, onorificenza ampiamente meritata poiché pochi sono riusciti a fare tanto per l’immagine degli italiani nel mondo.
Gemellaggio con l'ospedale "Carlo Poma" di Mantova (la Giannetti al centro)

Intanto il Consiglio di Amministrazione del grande ospedale non si pentirà mai della sua scelta poiché la Giannetti saprà far funzionare al meglio la struttura ospedaliera dedicandovi tutte le sue energie e dimostrando importanti capacità manageriali unite a doti di grande umanità che le daranno stima e rispetto da parte di medici, infermieri e pazienti. Infatti è lei stessa a dire:  ̶  per dirigere c’è bisogno sia della testa che del cuore. C’è da dire che la Giannetti ha avuto la fortuna di lavorare gomito a gomito con una maestra di rilievo: suor Ilia Peverali, una delle fondatrici dell’Ospedale “Santa Cabrini”,  con cui ha stabilito subito ottimi rapporti collaborativi e che ha saputo sostenerla e guidarla.
 
La direttrice Irene Giannetti
Dal momento in cui assume la direzione dell’Ospedale Santa Cabrini, infatti, la giovane molisana opera affinché questo ospedale possa continuare a modernizzarsi sia nell’approccio delle cure ai pazienti, sia nelle attrezzature ed i luoghi di cura e di degenza. Per questo, introduce nuovi macchinari per i laboratori, amplia il reparto di diagnostica per immagini  e il Centro Dante; allarga ed accoglie altri 80 posti letto ecc… Ma negli ultimi anni anche nel Québec cade la scure dei tagli alla spesa, però l’Ospedale “Santa Cabrini”, grazie all’oculata amministrazione della Giannetti, riesce, in pochi anni, a raddoppiare il numero di pazienti che arriva al pronto soccorso e che passa da 7 mila a 14 mila all’anno. Ma anche i posti letto passano da 300 a 500.
Irene Giannetti, festeggiata
Dopo trentasette anni di onorato servizio, la Giannetti nel 2011 si ritira a vita privata. Gli italiani di Montreal, ma anche tutti gli altri degenti che sono transitati dal “Santa Cabrini”,  le devono davvero tanto poiché come Direttrice generale di uno degli ospedali più importanti della città, Irene Giannetti ha saputo ascoltare le loro esigenze e mettere in pratica tutti i consigli per rendere la vita più serena possibile ai tanti ammalati che sono stati lì curati.
Ritratto di bambina di Irene Giannetti
In pensione, Irene Giannetti riprende le sue grandi passioni, la scrittura e la pittura che aveva dovuto abbandonare da giovane per dedicarsi interamente alla sua professione. La nostra dinamica direttrice sta per pubblicare, in effetti, un romanzo in lingua francese.
Acquerello della Giannetti
Per quanto riguarda la pittura, invece, fa parte dell’Associazione “Table ronde pour le développement des arts Ville Mont-Royal”, che ha lo scopo di promuovere le arti e gli Artisti a Montreal  e che raccoglie una galleria delle sue opere tra cui spiccano i paesaggi e i ritratti eseguiti con la tecnica dell’acquerello.

Barbara Bertolini 2014 © Tutti i diritti riservati
Biografia autorizzata


Bibliografia:

Rita Melillo, Le interviste di Rita Melillo, Logos Library, (pp. 133-142) 10.9.1999.
Ignazio Blanco, Lavoriamo, Giannetti, lavoriamo, “Panorama Italia”, Montréal 2006.
Irene Giannetti, Pier 21 Irène Giannetti, la mia storia, Corriere italiano, novembre 2007.
Mustapha Chelfi, Le Québec sème, les immigrants récoltent-ils?,  Journal Alfaˮ, Montréal 01/10/2009.
s.f., 30 anni al servizio dell’Ospedale Santa Cabrini, “Corriere italiano del Canada”, 14 dicembre 2010.
Carole Gagliardi, Omaggio a Irene Giannetti, “Corriere Italiano”, Montréal 14.12.2010.
Matilde Salvatore, 1960-2010: 50 anni di servizio alla comunità. Una vita dedicata agli altri, “Corriere Italiano”.
Azienda ospedaliera Carlo Poma, Un gemellaggiotra Mantova e Canada,  2.07.2010, Giovanni Rapanà, La comunità italiana saluta Irene Giannetti, “Corriere italiano”, 6 luglio 2011.  
Associazione “Table Ronde sur l’Art de Mont-Royal” con i quadri della Giannetti.

Marie-Josée Lacroix, L’aquarelle mystère et poésie, “Bel Âge Canada, ottobre 2014 parla dei quadri di Irene Giannetti.



4 commenti:

  1. Sono molisano ma non avevo mai sentito parlare di questa persona: bella carriera. Che grinta e che coraggio hanno dovuto dimostrare i nostri emigrati!

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  2. Da questa bio si evince che il Canada non solo è una terra di accoglienza, ma anche di grandi opportunità. E' ancora così??

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  3. " La domanda di Giovanna è molto precisa. Purtroppo non posso rispondere con un si o con un no.
    È pur vero che ci sono ancora tante possibilità in Canada, paese giovane e poco popolato. Ma, come in tutti i paesi occidentali, la globalizzazione del mercato ha fatto sparire tanti posti di lavoro. Anche qui il settore pubblico è in crisi ed i giovani laureati, spesso, fan fatica a trovare un lavoro nel loro ramo di formazione. Poi, bisogna sapere che il tasso di disoccupazione è molto più elevato presso gl'immigranti che lo è per il resto della popolazione. I nuovi arrivati riescono con difficoltà a far riconoscere la formazione fatta nel paese di origine e hanno da superare le barriere linguistiche e culturali. Ho in mente tanti esempi, anche medici, che non sono rimasti, malgrado i loro tentativi per sistemarsi qui. Molti hanno provato. Pochi son stati accettati dall'Ordine dei medici, anche dopo nuovi esami e nuovi studi.
    Prima di buttarsi in una tale avventura è importante informarsi bene e, se possibile, avere già in mano, un primo contratto di lavoro.
    Detto questo non vorrei scoraggiare chi davvero vuol tentare l'avventura, cosciente delle difficoltà e ostacoli inevitabili.
    L'emigrazione è come un giuoco d'azzardo. Per uno che vince, altri ci lasceranno la camicia. Però, come si dice, se non si rischia, non si ha la possibilità di vincere!
    In bocca al lupo!"

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  4. GRazie infinite per la cortese risposta. La sua carriera è stata brillantissima ma chissà quanta fatica dietro!
    Lo dico sempre ai miei figli, bisogna rimboccarsi le maniche. Ha ragione lei: chi non si muove non può cogliere le opportunità offerte anche se, spesso, trova porte ermeticamente chiuse.

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