Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

sabato 27 dicembre 2014

Nina VINCHI

e il Piccolo Teatro di Milano

di Alma Perego

(Milano 1911 - 2009), storia tutta milanese di una donna che ha dedicato la sua vita al teatro


Quando si pensa al Piccolo Teatro di Milano, spesso sono due i nomi che anche i non addetti ai lavori ricordano: Giorgio Strehler e Paolo Grassi; il primo grande istrione, regista critico, inventore di nuovi linguaggi scenici, e Grassi, l’indiscusso operatore e imprenditore teatrale che ha puntato tutto sulla rinascita della cultura dal dopo guerra agli anni ’80. Non si parla quasi di lei, o lo si fa timidamente, di Nina Vinchi. La sua figura è lasciata un po’ a margine… eppure senza questa determinata ragazza dalla zazzera scura forse il Piccolo Teatro di Milano non sarebbe tale, neppure ora che i tre personaggi della storia ci hanno lasciato, portati via dal tempo.  
IL LUOGO DOVE NASCE E SI SVILUPPA QUESTO INSOLITO SODALIZIO A TRE
Siamo in via Rovello, piccola e stretta laterale alla più nota e mondana via Dante, quella, per intenderci, che porta al Castello, roccaforte dei Visconti e degli Sforza: i duchi di Milano.
I primi del ‘500 Bramante e Leonardo da Vinci contribuiscono a rendere la costruzione quattrocentesca voluta dai Visconti nella splendida dimora, dal gusto spiccatamente rinascimentale, di Cecilia Gallerani (la famosa dama con l’ermellino dipinta da Leonardo); in buona sostanza un “pied-a-terre” ante litteram frequentato da Ludovico il Moro per i suoi incontri romantici con la Gallerani.
Non possiamo qui indugiare sulla storia di questo palazzo; è necessario, per amor di cronaca, fare un lungo balzo in avanti, ai primi decenni del novecento, e pensare a questa magnifica struttura diventata sede di un cinema d’infimo ordine dopolavoristico e più avanti, negli anni bui, come quartier generale della “Legione Ettore Muti”, lì si trovavano le prigioni, dove era rinchiuso chi era in disaccordo con il regime del ventennio. Un luogo storico, dunque, tra luci e ombre che si è trasformato nel Piccolo Teatro di Milano, e ora ne raccontiamo la storia che vede Nina Vinchi protagonista indiscussa di quel tempo.
CHI E’ NINA VINCHI
Nina Vinchi
Giuseppina, detta “Nina”, nasce il 27 marzo del 1911 nel quartiere allora popolare di Porta Venezia, a Milano. Il padre, Pietro, è un semplice artigiano che proviene dalle valli bergamasche; della mamma Erminia purtroppo non si hanno notizie, ma sappiamo che ha dato alla luce ben cinque figlie e ha lavorato sodo per mandare avanti la famiglia. Una famiglia tutta al femminile che Pietro Vinchi vede crescere e, a dispetto dei tempi, in aperta controtendenza con le tradizioni, non lesina sacrifici per far studiare le figlie. Nina legge molto, ascolta musica, s’interessa d’arte e frequenta circoli culturali, dove sono di casa attori, scrittori e artisti. Respirare quell’atmosfera forgerà inesorabilmente la sua personalità intessuta di trame d’acciaio e, a detta di molti, di spazi sconfinati dedicati alla pazienza e all’ascolto.
E’ al Diogene, un circolo culturale ospitato presso la libreria Zanotti nel quartiere Brera, che Nina incontra Paolo Grassi e Giorgio Strehler.  Amici comuni la segnalano quale possibile collaboratrice per il teatro cittadino che avevano in animo di aprire. Lì si leggevano testi di autori nostrani e non, si criticavano gli spettacoli alla ribalta dei teatri milanesi, in sintesi: si faceva cultura. Siamo nel 1946, la guerra è finita ed è tempo di promesse e di grandi speranze. Le rovine non sono solo materiali ma anche morali ed è necessario far rinascere quel senso di giustizia sociale che dà lo stimolo al rinnovamento; ma c’è anche la cultura da riformare. Nello scenario dell’evasione confortante dei “telefoni bianchi” Luchino Visconti mette in scena Parenti terribili creando scalpore e scandalo. Giorgio Strehler è critico teatrale a “Momento sera”, Paolo Grassi lo è per “L’Avanti”. La Milano post conflitto è costellata di sale, non mancano spazi illustri che tuttavia avranno poca incidenza sul costume e resteranno negli annali vissuti in forma d’intrattenimento. Un panorama, dunque, all’insegna dell’instabilità delle compagnie, senza alcuna regia, guidata da discutibili capocomici e dai “grandi attori” reduci da una cultura ottocentesca. E’ in questo scenario che Grassi e Strehler, cui la Vinchi si è aggiunta, avvertono il bisogno di adeguare la cultura teatrale al coinvolgimento politico, contro l’indifferenza delle autorità, e che vada nella direzione della creazione di un teatro stabile che ospiti una propria compagnia, diretto da un imprenditore che a fianco di un regista e di una segretaria amministrativa superi la tradizione di sempre che vede nel “botteghino” il raggiungimento degli obiettivi. Cambiano le prospettive: i prezzi saranno calmierati, si deve usare una forma di abbonamenti attraverso una fitta rete che coinvolga pubblici diversi fino allora relegati nell’anonimato. Il progetto è ambizioso, si tratta di creare un nuovo pubblico, rendendo più sottile la differenza tra colti e meno colti, in sintesi si concretizza una sorta di patto con la gente per comprenderne sì le esigenze, ma, nel contempo, indirizzarne pedagogicamente le proposte.
Con l’aiuto prezioso del sindaco di allora, Antonio Greppi, il progetto prende forma. Il “contenitore” ideale per farlo sviluppare è individuato nello stabile del Comune di Milano in via Rovello al due.
Una volta entrati nel piccolo spazio teatrale e visto il palco, una luce fortissima invase le tavole quasi a segnare un percorso, entrava da una finestrella ed era talmente buio l’ambiente che sembrava imporsi come una linea di demarcazione. Era molto freddo fuori e dentro (…)
Tratto da un video depositato presso l’archivio mediatico Fondazione Piccolo Teatro di Milano e disponibile su Youtube, Giorgio Strehler.
Una volta ristrutturato e divenuto il Piccolo Teatro di Milano, il 14 maggio del 1947 si alzerà il sipario per la prima volta su L’albergo dei poveri di Massimo Gor’kij, con la regia di Giorgio Strehler e la sapiente direzione di Paolo Grassi.  Lo spettacolo è un successo di pubblico e di critica! Nina assiste alla prima dello spettacolo inaugurale prendendo posto in balconata. Siede su una poltroncina portata lì per l’occasione, non condivide le luci della ribalta. Giù in platea ci sono Grassi e Strehler a ricevere gli applausi del pubblico che affolla la sala. Forse per assaporare meglio la nascita di quest’impresa che lascerà un segno indelebile nella storia del teatro e anche in quello della società, Nina non perderà mai una “prima” proprio da quella posizione, in alto, in ombra, sola con la sua prospettiva, forse la più ampia di tutte.
P. Grassi e G. Strehler negli anni '50
LA CONCEZIONE ETICA DEL LAVORO TEATRALE DI NINA VINCHI
Nel 1947, noi tre... più un fattorino (…)
Di giorno lavoravo con Grassi e la sera scendevo giù in sala e stavo vicina a Strehler; dalla segreteria alla produzione facevo tutto da sola. Se ho avuto un merito vero, è quello di essere stata un cuscinetto fra quei due così diversi, con caratteri piuttosto forti, pronti a fare scintille per un nonnulla. A quei tempi la mia sola alleata era la stima che avevano l’uno dell’altro unita alla comune passione per il teatro.
Tratto da Maria Grazia Gregori, La grande avventura in Il Piccolo Teatro di Milano, Cinquant’anni di cultura e spettacolo, 1997, Milano, Leonardo Arte
Sono parole che hanno un peso poiché Nina le riporta in quasi tutte le interviste e testimonianze che riguardano il periodo considerato. Segretaria particolare di Grassi, partecipa all’avvio della “grande macchina organizzativa”: prende appunti, stenografa le infinite lettere che Grassi scrive, le batte a macchina, promuove e redige gli abbonamenti curando con capillare attenzione tutta quella parte amministrativa che il grande regista e l’animatore-impresario teatrale le delegano volentieri. Il suo ruolo è anche di chi sa ascoltare poiché entrambi si confidano con lei, quando non sfogano perplessità e timori di eventuali insuccessi.
Portalo alla Vinchi. Dai il tuo indirizzo alla Vinchi. Parlane prima con la Vinchi. Ti chiedo di passare dalla Vinchi!
Parole scritte su biglietti volanti o udite nei corridoi e negli uffici del Teatro. Grassi indirizza tutti a lei. Non solo, ha una capacità d’ascolto mirabile, riesce a calamitare l’attenzione di tutti. Eppure è minuta, pallida, con due occhi scuri e profondi. Così è descritta da chi l’ha conosciuta in quegli anni. Poi era una donna. Di donne così negli anni ’50 ce n’erano in America, in Francia, in Germania, non in Italia, dove ancora non era concepibile che una figura femminile ricoprisse un ruolo di rilievo. Passi il lavoro di segretariato, ma un ruolo di responsabilità era visto con leggero sospetto!
Il percorso di Nina è un lento procedere nell’acquisizione di competenze e di certezze partendo da quell’entusiasmo che negli anni del dopoguerra accendeva gli animi di tutti coloro che credevano in una rinascita guidata con coerenza. Il suo credo, in profonda similitudine con quello che spinge Grassi al rinnovamento culturale, va nella direzione di crescita intellettuale molto distante da quelle del dopolavoro, di evasione totale e comunque non facenti parte di un progetto concreto, difficile da realizzare ma che fonda le sue basi su inconfutabili valori quali il rispetto, la volontà di dialogare e di confrontarsi.
Biglietto scritto di suo pugno, indirizzato a Grassi:
“Fai di tutto per rendere semplice il mio lavoro,  non ingigantire.
Sono una segretaria, ho fatto la segretaria.
Questo è il mio mestiere” 
Il rapporto professionale fra i tre protagonisti assume sempre più un carattere di “fratellanza”.
Pur mantenendo salde le posizioni e i ruoli, si scambiano pensieri, emozioni e lettere. E’ altrettanto chiaro che il ruolo di Nina è più partecipativo del progetto che subalterno, e siamo giunti agli anni ’60. E’ ormai una segretaria che gestisce, dispensa consigli e non lesina “bacchettate”. La creatura “gorchiana” come la definirà Grassi nel tempo, è sì minuta e apparentemente fragile nell’aspetto, ma forte nella perseveranza di mantenere fede all’impegno assunto: un teatro di tutti e per tutti, utile come la metropolitana e il consultorio, pensato per un pubblico nuovo. Un teatro stabile, contro il nomadismo delle compagnie. Questo è il sunto del manifesto d’intenti che è ormai una missione per tutti al Piccolo di Milano! La risposta c’è, la gente capisce, gli abbonati crescono, gli spettacoli al teatro spesso sono sold out.
Bertold Brech, Paolo Grassi e Nina Vinchi

IL ’68 E I MITI ALTERNATIVI, ANNI DIFFICILI MA INNOVATIVI
Legata ad Arturo Lazzari, critico teatrale de "L’Unità" e capo redattore del "Calendario del Popolo", Nina prosegue così la sua avventura in via Rovello. A chi le chiederà se non è dispiaciuta per non aver avuto figli risponderà: “Certo, non ho avuto figli, ma ho avuto tanti abbonati!”
Sono gli anni in cui alla protesta studentesca si affianca quella degli operai, dando vita all’autunno caldo del’69. Sono gli anni dell’impegno civile e della partecipazione. E’ l’inizio di anni difficili, aspri e gravidi anche di avvenimenti dolorosi che sfoceranno nella cosiddetta strategia degli opposti estremismi e della tensione, gli anni più bui della Repubblica Italiana ricordati come gli anni di piombo.
Il teatro torna ad essere tra i protagonisti del dibattito culturale in stretto legame con la politica, con l’arte e con il forte desiderio di cambiamento, a qualunque costo! E’ in questo periodo che il Piccolo Teatro fa il bilancio dei vent’anni per verificare la validità del lavoro svolto. Le difficoltà economiche dell’ultimo periodo, gli insuccessi delle stagioni teatrali e la ferrea posizione di Grassi, che non intende aprire a nuove forme di spettacolo prospettate dai gruppi emergenti scatenano l’insoddisfazione generale: Strehler abbandona il teatro e si trasferisce a Roma in aperta querelle con i movimenti milanesi, Grassi inveisce e riempie la stampa dei suoi personali pareri e Nina cosa fa? Lotta per mantenere il teatro in una posizione dignitosa, chiede aiuti alle banche, non demorde, spegne gli ardori come aveva sempre fatto, solo in questo periodo più minacciati da sconforto. Rimane comunque al fianco di Grassi che nel frattempo inventa il teatro tenda che riscuoterà un successo strepitoso. Il tendone di un circo ospiterà opere di rilievo che saranno rappresentate nei quartieri popolari di Milano. Un’esperienza magnifica che segnerà il passo di quello storico periodo!
Luci e ombre degli anni difficili
ALLA GUIDA DEL TEATRO FINO ALL’ULTIMO GIORNO DEL 1993
Ad una prima impressione sembra che lo stabile di via Rovello sia stato oggetto di turn over epocali. Strehler che abbandona il campo, Grassi che nel 1972 accetta l’incarico di sovrintendente al Teatro alla Scala, incarico di prestigio che porterà avanti fino al 1977, anno in cui diventerà presidente della RAI; Strehler ritornerà a dirigere il teatro a patto che al suo fianco ci sia la Vinchi, altrimenti non se ne fa niente.
Tra queste tempeste emotive, non solo shakespeariane, ma vissute da uomini che comunque quel teatro non hanno mai abbandonato, Nina prosegue il suo lavoro incessantemente, senza soste e i risultati saranno tangibili. Lei è il riferimento, lei è, di fatto, il direttore del Piccolo che proprio in quegli anni riceverà il riconoscimento di Teatro d’Europa. Questo è il periodo che gioverà a Grassi per le sue nuove esperienze culturali e Strehler regalerà al suo pubblico tra le più belle regie mai prodotte, forte della maturità conquistata. Nina riceverà l’attenzione della stampa e i premi di riconoscimento a una donna che ha partecipato fortemente a rendere grande il Piccolo Teatro di Milano.
E’ il 1978 quando Nina, rimasta vedova anni prima di Lazzari, convola a nozze con Paolo Grassi. Sono nozze celebrate in “sordina” dal sindaco di Milano Carlo Tognoli. A Palazzo Marino ci sono gli sposi ed i testimoni Elio Quercioli e Enzo Grassi. Un evento naturale, saranno in tanti a riconoscerlo; l’unione di due solitudini, saranno solo gli amici e i famigliari più intimi a comprenderla. Tre anni di felicità in un’unione che vedrà Nina dietro la sua scrivania al Piccolo di Milano, Paolo in via Teulada a Roma alle prese con dinamiche a lui sconosciute, figlie di equilibri di potere.
Il 14 marzo del 1981 Paolo Grassi muore a Londra a seguito di un intervento chirurgico resosi inevitabile dall’aggravarsi della malattia cardiovascolare che si trascinava da tempo. Nina è sola e disperata ma concentra tutta la sua energia sul teatro. Dedica gli anni che seguono ad un’intensa corrispondenza attiva per la ricerca di altri spazi teatrali. La contrattazione si concentra sulla “caccia al teatro”, poiché l’esigenza è mutata, da idea iniziale unita alle promesse politiche, ora è di fatti concreti di cui si ha bisogno. Non si possono più attendere tempi lunghi che andrebbero a discapito della programmazione e della fama che ormai il Piccolo ha acquistato in Europa e in seguito a livello internazionale.
L’amministrazione milanese individua la riqualificazione del Teatro Fossati, nella zona del quartiere Garibaldi, ora Teatro Studio, e intitolato a Mariangela Melato; poi, in concomitanza con la costruzione di grandi opere quali la linea verde della metropolitana, prevede anche l’inizio dei lavori per la sala grande del Piccolo, ora intitolato a Giorgio Strehler.
L’impegno di Nina per la qualità si ritrova sempre anche nelle brevi note che scrive al Presidente della Metropolitana Milanese per il rumore che arreca disturbo al teatro e chiede gentilmente, ma con fermezza, almeno di provvedere ad attutirlo. Non manca di ricordare che l’impianto di termoventilazione prosegue nel fruscio, ma, soprattutto, ricorda all’assessore al demanio che sono avanzate delle tavole di abete ordinate per la pavimentazione del teatro e chiede di “poterle trattenere” nell’evenienza dovessero ancora servire. La sua attenzione per il denaro pubblico è letta da alcuni come esagerata ed ossessiva, sarà chiamata da taluni “tirchia”, affermazione che non l’avrebbe mai disturbata nel corso della sua attività, semmai, come più volte ha sottolineato in alcune interviste:
Ciò mi ha reso solo orgogliosa! 

Tutto il corso degli anni ottanta fino alle sue dimissioni avvenute nel 1993, vede Nina alle prese con una “impronta culturale” in cui non si riconosce più. Deve fare i conti con dei cambiamenti radicali, per contro, riceverà proprio in quegli anni molti riconoscimenti per la sua incessante attività di segretaria generale del Piccolo. “L’anima del Piccolo” come da più parti è considerata, si reca ogni mattina nel suo ufficio pur avendo di gran lunga superato l’età del pensionamento.
Nel 1993 dà le dimissioni. Lascia il Piccolo Teatro di Milano che ha contribuito a far nascere. Lo lascia con nostalgia quel progetto iniziale che ormai è proiettato a tutto slancio verso l’Europa. Lo lascia maturo e nutrito con valori saldi.  Questa donna minuta col caschetto di un candido accecante, non ha avuto timore e non si è lasciata deprimere dai fatti giudiziari che pur qualche cicatrice hanno lasciato in quel periodo d’indagini del Pool di “Mani Pulite”; non demorde e da comunista qual è scrive a Massimo D’Alema, al tempo segretario politico del Partito Democratico della Sinistra significandogli tutto il suo sgomento per come la cultura è maltrattata a Milano.
Arriviamo così al 13 aprile 1994, dove, nella platea del Teatro Studio, Giorgio Strehler, che per l’occasione indossa uno smoking e non il consueto maglione nero, organizza, introdotta dalle note di un trio di Schubert una serata in onore di Nina con i collaboratori del Piccolo. Sul palcoscenico è rappresentata un’antologia tra le opere che lei ha amato di più: L’albergo dei poveri, L’Arlecchino, Vita di Galileo, El nost Milan. La serata si conclude sulle note di Ma mi cantata dallo stesso Strehler, accompagnato solo da una fisarmonica cui si aggiunge quasi per magia tutto il teatro che in un unico coro saluta Nina Vinchi con un ultimo applauso scrosciante e interminabile, un segno di riconoscenza e di affetto spontaneo per la “Signora del Piccolo”, per il “Presidente della Fondazione Grassi”, per Nina, semplicemente!
La notte di Natale del 1997 Giorgio Strehler muore nella sua casa di Lugano dopo aver lasciato le ultime prove di Così fan tutte di Mozart. Ora Nina è rimasta proprio sola ma non dimenticata. I suoi amici di sempre, tra cui Valentina Cortese, Ferruccio Soleri e Andrea Jonasson, non mancheranno di organizzare incontri in suo onore. L’ultimo al quale partecipa sarà in occasione del suo novantesimo compleanno. Il Teatro Strehler vedrà una partecipazione eccezionale di sindaci, da Aldo Aniasi a Giampiero Borghini, da Carlo Tognoli a Paolo Pillitteri, tutti ex presidenti del Piccolo di via Rovello.
Prima di chiudere il sipario rilascia ancora interviste, dove confessa che non si riconosce più con i tempi moderni e di questo fa ammenda; sente di appartenere ad un tempo passato, si sente esclusa, inadeguata. Sarà sempre ricordata però come parte di quel trio indissolubile che ha fatto del Piccolo Teatro di Milano ciò che è attualmente: una parte della cultura italiana ammirata ed invidiata in tutto il mondo.
Si spegne il 15 giugno del 2009 all’età di novantotto anni dopo aver trascorso gli ultimi anni tra l’affetto della sua famiglia e degli amici più cari.
Il 27 marzo del 2013 il Chiostro del Piccolo teatro è intitolato alla sua memoria. Le sarebbe piaciuta quella cerimonia sobria ma partecipata, ed avrebbe certamente apprezzato il grande rilievo a bronzo realizzato per l’occasione dallo scultore Arnaldo Pomodoro, un’opera celebrativa il cui titolo, Continuum, rappresenta appieno il suo lavoro, il suo essere: un trait d’union perfetto tra il Piccolo Teatro intitolato a Paolo Grassi e la sua città, Milano.
Il Chiostro Vinchi è entrato a tutti gli effetti nel cuore dei milanesi e nella cultura che non conosce confini, promuove incontri, letture e ospita sotto le sue volte chi vuole capire di più del teatro e della sua storia.

Alma Perego ©2014 Tutti i diritti riservati
Commenti:
Quando ho iniziato questa piccola biografia critica ho avuto il timore che non ci fosse molto da dire. La vita di Nina Vinchi è sempre stata vissuta all’insegna del riserbo, della discretezza, quasi a sfiorare l’anonimato. Quando ho fatto partecipi amici e parenti del mio percorso ho realizzato che tutti conoscevano Giorgio Strehler, qualcuno Paolo Grassi e pochi Nina Vinchi. Mi sono chiesta allora se lei avesse gradito questa “intrusione” nel suo privato, la risposta me l’hanno fornita le persone intervistate che l’hanno conosciuta ed apprezzata, così ho deciso di proseguire e di indagare nella sua vita.
Ho scoperto una donna coraggiosa, equilibrata, tenace nel voler perseguire quella missione lunga tutta la sua vita, artefice con Paolo Grassi e Giorgio Strehler di quel cambiamento rivoluzionario ed epocale che ha visto la realizzazione di un teatro d’arte per la gente e stabile, il primo in Italia e uno dei più conosciuti ed apprezzati in Europa e nel mondo.
Conoscere il lavoro di Nina è stato un privilegio e devo ammettere che il suo insegnamento ha lasciato in me un segno profondo.
Questa biografia è tratta dalla mia tesi di laurea che ho dedicato a lei, alla sua memoria, al teatro che non ha mai abbandonato e, seppur piccola, spero che questa traccia possa servire a mantenerne viva la storia di una donna che non ha mai voluto apparire in prima persona ma che ha lasciato nel concreto della sua opera e nel ricordo degli altri un esemplare insegnamento di vita.
Fonti :
Giorgio Guazzotti, Teorie e realtà del Piccolo Teatro di Milano, Torino, Giulio Einaudi editore, 1965.
Paolo Puppa, Teatro e spettacolo nel secondo novecento, Bari, Editori Laterza, 1990.
Maria Grazia Gregori, Il Piccolo Teatro di Milano, Cinquant’anni di cultura e spettacolo, Milano, Leonardo Arte, 1997.
Nicola Fano, Tessere o non tessere, I comici e la censura fascista, Firenze, Liberal Libri, 1999.
Giovanni Soresi con la collaborazione di Silvia Colombo, Franco Viespro, Mario Macchitella, Eleonora Vasta, A Nina Vinchi, Milano, Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa, 2006.
Pasquale Guadagnolo, Paolo Grassi Il lavoro teatrale, Scritti,  documenti, immagini 1936-1980, Cinisello Balsamo, Milano, Silvana Editoriale, 2009

Carlo Fontana,  Saggi di Alberto Bentoglio, Paola Merli, Stefano Rolando, Paolo Grassi, Una biografia tra teatro, cultura e società, Milano, Skira, 2011.

Porro Maurizio, Piccolo, il chiostro per Nina Vinchi, "Corriere della Sera", 28 marzo 2013
Fonti archivistiche e foto: Fondazione Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa.
Un saluto a Nina Vinchi, Youtube 

Omaggio a Nina Vinchi Youtube

Contributi di :
Nene Casiraghi, Massimiliano Rovelli, Giovanni Tenconi, Vincenzo Franceschinis, Nucci Padovese, Giuseppina Carutti , Maurizio Porro.  Grazie alle loro preziose  testimonianze  si  è delineata meglio  la figura di Nina Vinchi.

7 commenti:

  1. Leggendo questa breve ma intensa biografia ho potuto conoscere e apprezzare Nina, una donna speciale non solo per il Piccolo di Milano ma per la Cultura del nostro tempo.
    Bel lavoro.

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    1. Ringraziamo Alma per la collaborazione al nostro blog e per questa bella biografia, dettagliata, sentita, che mette in luce una donna davvero eccezionale. Approfittiamo per precisare che Alma Perego è giornalista ed è stata Responsabile dell’Ufficio Stampa del Comune di Opera e della redazione del suo mensile. Siamo davvero liete di averla con noi, Barbara e Rita

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  2. Bellissima ...grazie per aver portato alla luce una gran donna

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  3. Bellissima. .grazie per aver scoperto e portato alla luce una gran donna

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  4. Non conoscevo praticamente niente sul teatro e i loro protagonisti soprattutto quelli più all ombra. .ora ho voglia di approfondire

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    1. Grazie davvero a tutti per le belle parole! Nina Vinchi si merita questo e a altro. La voglia di approfondire è ottimo segno, sarà che nel futuro ne scriverò un libro? Un abbraccio.

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  5. Ottimo lavoro. .complimenti

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