e il Piccolo Teatro di Milano
di Alma Perego
(Milano 1911 - 2009), storia tutta
milanese di una donna che ha dedicato la sua vita al teatro
Quando
si pensa al Piccolo Teatro di Milano, spesso sono due i nomi che anche i non
addetti ai lavori ricordano: Giorgio Strehler e Paolo Grassi; il primo grande
istrione, regista critico, inventore di nuovi linguaggi scenici, e Grassi,
l’indiscusso operatore e imprenditore teatrale che ha puntato tutto sulla
rinascita della cultura dal dopo guerra agli anni ’80. Non si parla quasi di
lei, o lo si fa timidamente, di Nina Vinchi. La sua figura è lasciata un po’ a
margine… eppure senza questa determinata ragazza dalla zazzera scura forse il
Piccolo Teatro di Milano non sarebbe tale, neppure ora che i tre personaggi
della storia ci hanno lasciato, portati via dal tempo.
IL LUOGO DOVE NASCE E SI SVILUPPA QUESTO INSOLITO SODALIZIO
A TRE
Siamo in via Rovello, piccola e stretta laterale alla più
nota e mondana via Dante, quella, per intenderci, che porta al Castello,
roccaforte dei Visconti e degli Sforza: i duchi di Milano.
I primi del ‘500 Bramante e Leonardo da Vinci contribuiscono
a rendere la costruzione quattrocentesca voluta dai Visconti nella splendida
dimora, dal gusto spiccatamente rinascimentale, di Cecilia Gallerani (la famosa
dama con l’ermellino dipinta da Leonardo); in buona sostanza un “pied-a-terre”
ante litteram frequentato da Ludovico il Moro per i suoi incontri romantici con
la Gallerani.
Non possiamo qui indugiare sulla storia di questo palazzo; è
necessario, per amor di cronaca, fare un lungo balzo in avanti, ai primi
decenni del novecento, e pensare a questa magnifica struttura diventata sede di
un cinema d’infimo ordine dopolavoristico e più avanti, negli anni bui, come
quartier generale della “Legione Ettore Muti”, lì si trovavano le prigioni,
dove era rinchiuso chi era in disaccordo con il regime del ventennio. Un luogo
storico, dunque, tra luci e ombre che si è trasformato nel Piccolo Teatro di
Milano, e ora ne raccontiamo la storia che vede Nina Vinchi protagonista
indiscussa di quel tempo.
CHI E’ NINA VINCHI
Nina Vinchi |
Giuseppina, detta “Nina”, nasce il 27 marzo del 1911 nel
quartiere allora popolare di Porta Venezia, a Milano. Il padre, Pietro, è un
semplice artigiano che proviene dalle valli bergamasche; della mamma Erminia
purtroppo non si hanno notizie, ma sappiamo che ha dato alla luce ben cinque
figlie e ha lavorato sodo per mandare avanti la famiglia. Una famiglia tutta al
femminile che Pietro Vinchi vede crescere e, a dispetto dei tempi, in aperta
controtendenza con le tradizioni, non lesina sacrifici per far studiare le
figlie. Nina legge molto, ascolta musica, s’interessa d’arte e frequenta
circoli culturali, dove sono di casa attori, scrittori e artisti. Respirare
quell’atmosfera forgerà inesorabilmente la sua personalità intessuta di trame
d’acciaio e, a detta di molti, di spazi sconfinati dedicati alla pazienza e
all’ascolto.
E’ al Diogene, un circolo culturale ospitato presso la
libreria Zanotti nel quartiere Brera, che Nina incontra Paolo Grassi e Giorgio
Strehler. Amici comuni la segnalano
quale possibile collaboratrice per il teatro cittadino che avevano in animo di
aprire. Lì si leggevano testi di autori nostrani e non, si criticavano gli
spettacoli alla ribalta dei teatri milanesi, in sintesi: si faceva cultura.
Siamo nel 1946, la guerra è finita ed è tempo di promesse e di grandi speranze.
Le rovine non sono solo materiali ma anche morali ed è necessario far rinascere
quel senso di giustizia sociale che dà lo stimolo al rinnovamento; ma c’è anche
la cultura da riformare. Nello scenario dell’evasione confortante dei “telefoni
bianchi” Luchino Visconti mette in scena Parenti terribili creando scalpore e
scandalo. Giorgio Strehler è critico teatrale a “Momento sera”, Paolo Grassi lo
è per “L’Avanti”. La Milano post conflitto è costellata di sale, non mancano
spazi illustri che tuttavia avranno poca incidenza sul costume e resteranno
negli annali vissuti in forma d’intrattenimento. Un panorama, dunque,
all’insegna dell’instabilità delle compagnie, senza alcuna regia, guidata da
discutibili capocomici e dai “grandi attori” reduci da una cultura
ottocentesca. E’ in questo scenario che Grassi e Strehler, cui la Vinchi si è
aggiunta, avvertono il bisogno di adeguare la cultura teatrale al
coinvolgimento politico, contro l’indifferenza delle autorità, e che vada nella
direzione della creazione di un teatro stabile che ospiti una propria
compagnia, diretto da un imprenditore che a fianco di un regista e di una
segretaria amministrativa superi la tradizione di sempre che vede nel
“botteghino” il raggiungimento degli obiettivi. Cambiano le prospettive: i
prezzi saranno calmierati, si deve usare una forma di abbonamenti attraverso
una fitta rete che coinvolga pubblici diversi fino allora relegati
nell’anonimato. Il progetto è ambizioso, si tratta di creare un nuovo pubblico,
rendendo più sottile la differenza tra colti e meno colti, in sintesi si
concretizza una sorta di patto con la gente per comprenderne sì le esigenze,
ma, nel contempo, indirizzarne pedagogicamente le proposte.
Con l’aiuto prezioso del sindaco di allora, Antonio Greppi,
il progetto prende forma. Il “contenitore” ideale per farlo sviluppare è
individuato nello stabile del Comune di Milano in via Rovello al due.
Una volta entrati nel piccolo spazio teatrale e visto il
palco, una luce fortissima invase le tavole quasi a segnare un percorso,
entrava da una finestrella ed era talmente buio l’ambiente che sembrava imporsi
come una linea di demarcazione. Era molto freddo fuori e dentro (…)
Tratto da un video depositato presso l’archivio mediatico
Fondazione Piccolo Teatro di Milano e disponibile su Youtube, Giorgio Strehler.
Una volta ristrutturato e divenuto il Piccolo Teatro di
Milano, il 14 maggio del 1947 si alzerà il sipario per la prima volta su
L’albergo dei poveri di Massimo Gor’kij, con la regia di Giorgio Strehler e la
sapiente direzione di Paolo Grassi. Lo
spettacolo è un successo di pubblico e di critica! Nina assiste alla prima
dello spettacolo inaugurale prendendo posto in balconata. Siede su una poltroncina
portata lì per l’occasione, non condivide le luci della ribalta. Giù in platea
ci sono Grassi e Strehler a ricevere gli applausi del pubblico che affolla la
sala. Forse per assaporare meglio la nascita di quest’impresa che lascerà un
segno indelebile nella storia del teatro e anche in quello della società, Nina
non perderà mai una “prima” proprio da quella posizione, in alto, in ombra,
sola con la sua prospettiva, forse la più ampia di tutte.
P. Grassi e G. Strehler negli anni '50 |
LA CONCEZIONE ETICA DEL LAVORO TEATRALE DI NINA VINCHI
Nel 1947, noi tre... più un fattorino (…)
Di giorno lavoravo con Grassi e la sera scendevo giù in sala
e stavo vicina a Strehler; dalla segreteria alla produzione facevo tutto da
sola. Se ho avuto un merito vero, è quello di essere stata un cuscinetto fra
quei due così diversi, con caratteri piuttosto forti, pronti a fare scintille
per un nonnulla. A quei tempi la mia sola alleata era la stima che avevano
l’uno dell’altro unita alla comune passione per il teatro.
Tratto da Maria Grazia Gregori, La grande avventura in Il
Piccolo Teatro di Milano, Cinquant’anni di cultura e spettacolo, 1997, Milano,
Leonardo Arte
Sono parole che hanno un peso poiché Nina le riporta in
quasi tutte le interviste e testimonianze che riguardano il periodo
considerato. Segretaria particolare di Grassi, partecipa all’avvio della
“grande macchina organizzativa”: prende appunti, stenografa le infinite lettere
che Grassi scrive, le batte a macchina, promuove e redige gli abbonamenti
curando con capillare attenzione tutta quella parte amministrativa che il
grande regista e l’animatore-impresario teatrale le delegano volentieri. Il suo
ruolo è anche di chi sa ascoltare poiché entrambi si confidano con lei, quando
non sfogano perplessità e timori di eventuali insuccessi.
Portalo alla Vinchi. Dai il tuo indirizzo alla Vinchi.
Parlane prima con la Vinchi. Ti chiedo di passare dalla Vinchi!
Parole scritte su biglietti volanti o udite nei corridoi e
negli uffici del Teatro. Grassi indirizza tutti a lei. Non solo, ha una
capacità d’ascolto mirabile, riesce a calamitare l’attenzione di tutti. Eppure
è minuta, pallida, con due occhi scuri e profondi. Così è descritta da chi l’ha
conosciuta in quegli anni. Poi era una donna. Di donne così negli anni ’50 ce
n’erano in America, in Francia, in Germania, non in Italia, dove ancora non era
concepibile che una figura femminile ricoprisse un ruolo di rilievo. Passi il
lavoro di segretariato, ma un ruolo di responsabilità era visto con leggero
sospetto!
Il percorso di Nina è un lento procedere nell’acquisizione
di competenze e di certezze partendo da quell’entusiasmo che negli anni del
dopoguerra accendeva gli animi di tutti coloro che credevano in una rinascita
guidata con coerenza. Il suo credo, in profonda similitudine con quello che
spinge Grassi al rinnovamento culturale, va nella direzione di crescita
intellettuale molto distante da quelle del dopolavoro, di evasione totale e
comunque non facenti parte di un progetto concreto, difficile da realizzare ma
che fonda le sue basi su inconfutabili valori quali il rispetto, la volontà di
dialogare e di confrontarsi.
Biglietto scritto di suo pugno, indirizzato a Grassi:
“Fai di tutto per rendere semplice il mio
lavoro, non ingigantire.
Sono una segretaria, ho fatto la
segretaria.
Questo
è il mio mestiere”
Il rapporto professionale fra i tre protagonisti assume
sempre più un carattere di “fratellanza”.
Pur mantenendo salde le posizioni e i ruoli, si scambiano
pensieri, emozioni e lettere. E’ altrettanto chiaro che il ruolo di Nina è più
partecipativo del progetto che subalterno, e siamo giunti agli anni ’60. E’
ormai una segretaria che gestisce, dispensa consigli e non lesina
“bacchettate”. La creatura “gorchiana” come la definirà Grassi nel tempo, è sì
minuta e apparentemente fragile nell’aspetto, ma forte nella perseveranza di
mantenere fede all’impegno assunto: un teatro di tutti e per tutti, utile come
la metropolitana e il consultorio, pensato per un pubblico nuovo. Un teatro
stabile, contro il nomadismo delle compagnie. Questo è il sunto del manifesto
d’intenti che è ormai una missione per tutti al Piccolo di Milano! La risposta
c’è, la gente capisce, gli abbonati crescono, gli spettacoli al teatro spesso
sono sold out.
Bertold Brech, Paolo Grassi e Nina Vinchi |
IL ’68 E I MITI ALTERNATIVI, ANNI DIFFICILI MA INNOVATIVI
Legata ad Arturo Lazzari, critico teatrale de "L’Unità" e capo
redattore del "Calendario del Popolo", Nina prosegue così la sua avventura in via
Rovello. A chi le chiederà se non è dispiaciuta per non aver avuto figli
risponderà: “Certo, non ho avuto figli, ma ho avuto tanti abbonati!”
Sono gli anni in cui alla protesta studentesca si affianca
quella degli operai, dando vita all’autunno caldo del’69. Sono gli anni
dell’impegno civile e della partecipazione. E’ l’inizio di anni difficili, aspri
e gravidi anche di avvenimenti dolorosi che sfoceranno nella cosiddetta
strategia degli opposti estremismi e della tensione, gli anni più bui della
Repubblica Italiana ricordati come gli anni di piombo.
Il teatro torna ad essere tra i protagonisti del dibattito
culturale in stretto legame con la politica, con l’arte e con il forte
desiderio di cambiamento, a qualunque costo! E’ in questo periodo che il
Piccolo Teatro fa il bilancio dei vent’anni per verificare la validità del
lavoro svolto. Le difficoltà economiche dell’ultimo periodo, gli insuccessi
delle stagioni teatrali e la ferrea posizione di Grassi, che non intende aprire
a nuove forme di spettacolo prospettate dai gruppi emergenti scatenano
l’insoddisfazione generale: Strehler abbandona il teatro e si trasferisce a Roma
in aperta querelle con i movimenti milanesi, Grassi inveisce e riempie la
stampa dei suoi personali pareri e Nina cosa fa? Lotta per mantenere il teatro
in una posizione dignitosa, chiede aiuti alle banche, non demorde, spegne gli
ardori come aveva sempre fatto, solo in questo periodo più minacciati da
sconforto. Rimane comunque al fianco di Grassi che nel frattempo inventa il
teatro tenda che riscuoterà un successo strepitoso. Il tendone di un circo
ospiterà opere di rilievo che saranno rappresentate nei quartieri popolari di
Milano. Un’esperienza magnifica che segnerà il passo di quello storico
periodo!
Luci e ombre degli anni difficili |
ALLA GUIDA DEL TEATRO FINO ALL’ULTIMO GIORNO DEL 1993
Ad una prima impressione sembra che lo stabile di via
Rovello sia stato oggetto di turn over epocali. Strehler che abbandona il
campo, Grassi che nel 1972 accetta l’incarico di sovrintendente al Teatro alla
Scala, incarico di prestigio che porterà avanti fino al 1977, anno in cui
diventerà presidente della RAI; Strehler ritornerà a dirigere il teatro a patto
che al suo fianco ci sia la Vinchi, altrimenti non se ne fa niente.
Tra queste tempeste emotive, non solo shakespeariane, ma
vissute da uomini che comunque quel teatro non hanno mai abbandonato, Nina
prosegue il suo lavoro incessantemente, senza soste e i risultati saranno
tangibili. Lei è il riferimento, lei è, di fatto, il direttore del Piccolo che
proprio in quegli anni riceverà il riconoscimento di Teatro d’Europa. Questo è
il periodo che gioverà a Grassi per le sue nuove esperienze culturali e
Strehler regalerà al suo pubblico tra le più belle regie mai prodotte, forte
della maturità conquistata. Nina riceverà l’attenzione della stampa e i premi
di riconoscimento a una donna che ha partecipato fortemente a rendere grande il
Piccolo Teatro di Milano.
E’ il 1978 quando Nina, rimasta vedova anni prima di
Lazzari, convola a nozze con Paolo Grassi. Sono nozze celebrate in “sordina”
dal sindaco di Milano Carlo Tognoli. A Palazzo Marino ci sono gli sposi ed i
testimoni Elio Quercioli e Enzo Grassi. Un evento naturale, saranno in tanti a
riconoscerlo; l’unione di due solitudini, saranno solo gli amici e i famigliari
più intimi a comprenderla. Tre anni di felicità in un’unione che vedrà Nina
dietro la sua scrivania al Piccolo di Milano, Paolo in via Teulada a Roma alle
prese con dinamiche a lui sconosciute, figlie di equilibri di potere.
Il 14 marzo del 1981 Paolo Grassi muore a Londra a seguito
di un intervento chirurgico resosi inevitabile dall’aggravarsi della malattia
cardiovascolare che si trascinava da tempo. Nina è sola e disperata ma
concentra tutta la sua energia sul teatro. Dedica gli anni che seguono ad
un’intensa corrispondenza attiva per la ricerca di altri spazi teatrali. La
contrattazione si concentra sulla “caccia al teatro”, poiché l’esigenza è
mutata, da idea iniziale unita alle promesse politiche, ora è di fatti concreti
di cui si ha bisogno. Non si possono più attendere tempi lunghi che andrebbero
a discapito della programmazione e della fama che ormai il Piccolo ha
acquistato in Europa e in seguito a livello internazionale.
L’amministrazione milanese individua la riqualificazione del
Teatro Fossati, nella zona del quartiere Garibaldi, ora Teatro Studio, e
intitolato a Mariangela Melato; poi, in concomitanza con la costruzione di grandi
opere quali la linea verde della metropolitana, prevede anche l’inizio dei
lavori per la sala grande del Piccolo, ora intitolato a Giorgio Strehler.
L’impegno di Nina per la qualità si ritrova sempre anche
nelle brevi note che scrive al Presidente della Metropolitana Milanese per il
rumore che arreca disturbo al teatro e chiede gentilmente, ma con fermezza,
almeno di provvedere ad attutirlo. Non manca di ricordare che l’impianto di
termoventilazione prosegue nel fruscio, ma, soprattutto, ricorda all’assessore
al demanio che sono avanzate delle tavole di abete ordinate per la
pavimentazione del teatro e chiede di “poterle trattenere” nell’evenienza
dovessero ancora servire. La sua attenzione per il denaro pubblico è letta da
alcuni come esagerata ed ossessiva, sarà chiamata da taluni “tirchia”,
affermazione che non l’avrebbe mai disturbata nel corso della sua attività,
semmai, come più volte ha sottolineato in alcune interviste:
Ciò mi ha reso solo orgogliosa!
Tutto il corso degli anni ottanta fino alle sue dimissioni
avvenute nel 1993, vede Nina alle prese con una “impronta culturale” in cui non
si riconosce più. Deve fare i conti con dei cambiamenti radicali, per contro,
riceverà proprio in quegli anni molti riconoscimenti per la sua incessante attività
di segretaria generale del Piccolo. “L’anima del Piccolo” come da più parti è
considerata, si reca ogni mattina nel suo ufficio pur avendo di gran lunga
superato l’età del pensionamento.
Nel 1993 dà le dimissioni. Lascia il Piccolo Teatro di
Milano che ha contribuito a far nascere. Lo lascia con nostalgia quel progetto
iniziale che ormai è proiettato a tutto slancio verso l’Europa. Lo lascia
maturo e nutrito con valori saldi.
Questa donna minuta col caschetto di un candido accecante, non ha avuto
timore e non si è lasciata deprimere dai fatti giudiziari che pur qualche
cicatrice hanno lasciato in quel periodo d’indagini del Pool di “Mani Pulite”;
non demorde e da comunista qual è scrive a Massimo D’Alema, al tempo segretario
politico del Partito Democratico della Sinistra significandogli tutto il suo
sgomento per come la cultura è maltrattata a Milano.
Arriviamo così al 13 aprile 1994, dove, nella platea del
Teatro Studio, Giorgio Strehler, che per l’occasione indossa uno smoking e non
il consueto maglione nero, organizza, introdotta dalle note di un trio di
Schubert una serata in onore di Nina con i collaboratori del Piccolo. Sul
palcoscenico è rappresentata un’antologia tra le opere che lei ha amato di più:
L’albergo dei poveri, L’Arlecchino, Vita di Galileo, El nost Milan. La serata
si conclude sulle note di Ma mi cantata dallo stesso Strehler, accompagnato
solo da una fisarmonica cui si aggiunge quasi per magia tutto il teatro che in
un unico coro saluta Nina Vinchi con un ultimo applauso scrosciante e
interminabile, un segno di riconoscenza e di affetto spontaneo per la “Signora
del Piccolo”, per il “Presidente della Fondazione Grassi”, per Nina,
semplicemente!
La notte di Natale del 1997 Giorgio Strehler muore nella sua
casa di Lugano dopo aver lasciato le ultime prove di Così fan tutte di Mozart.
Ora Nina è rimasta proprio sola ma non dimenticata. I suoi amici di sempre, tra
cui Valentina Cortese, Ferruccio Soleri e Andrea Jonasson, non mancheranno di
organizzare incontri in suo onore. L’ultimo al quale partecipa sarà in
occasione del suo novantesimo compleanno. Il Teatro Strehler vedrà una
partecipazione eccezionale di sindaci, da Aldo Aniasi a Giampiero Borghini, da
Carlo Tognoli a Paolo Pillitteri, tutti ex presidenti del Piccolo di via Rovello.
Prima di chiudere il sipario rilascia ancora interviste,
dove confessa che non si riconosce più con i tempi moderni e di questo fa
ammenda; sente di appartenere ad un tempo passato, si sente esclusa,
inadeguata. Sarà sempre ricordata però come parte di quel trio indissolubile
che ha fatto del Piccolo Teatro di Milano ciò che è attualmente: una parte
della cultura italiana ammirata ed invidiata in tutto il mondo.
Si spegne il 15 giugno del 2009 all’età di novantotto anni
dopo aver trascorso gli ultimi anni tra l’affetto della sua famiglia e degli
amici più cari.
Il 27 marzo del 2013 il Chiostro del Piccolo teatro è
intitolato alla sua memoria. Le sarebbe piaciuta quella cerimonia sobria ma
partecipata, ed avrebbe certamente apprezzato il grande rilievo a bronzo
realizzato per l’occasione dallo scultore Arnaldo Pomodoro, un’opera
celebrativa il cui titolo, Continuum, rappresenta appieno il suo lavoro, il suo
essere: un trait d’union perfetto tra il Piccolo Teatro intitolato a Paolo
Grassi e la sua città, Milano.
Il Chiostro Vinchi è entrato a tutti gli effetti nel cuore
dei milanesi e nella cultura che non conosce confini, promuove incontri,
letture e ospita sotto le sue volte chi vuole capire di più del teatro e della
sua storia.
Alma Perego ©2014 Tutti i diritti riservati
Commenti:
Quando ho iniziato questa piccola biografia critica ho avuto
il timore che non ci fosse molto da dire. La vita di Nina Vinchi è sempre stata
vissuta all’insegna del riserbo, della discretezza, quasi a sfiorare
l’anonimato. Quando ho fatto partecipi amici e parenti del mio percorso ho
realizzato che tutti conoscevano Giorgio Strehler, qualcuno Paolo Grassi e
pochi Nina Vinchi. Mi sono chiesta allora se lei avesse gradito questa
“intrusione” nel suo privato, la risposta me l’hanno fornita le persone
intervistate che l’hanno conosciuta ed apprezzata, così ho deciso di proseguire
e di indagare nella sua vita.
Ho scoperto una donna coraggiosa, equilibrata, tenace nel
voler perseguire quella missione lunga tutta la sua vita, artefice con Paolo
Grassi e Giorgio Strehler di quel cambiamento rivoluzionario ed epocale che ha
visto la realizzazione di un teatro d’arte per la gente e stabile, il primo in
Italia e uno dei più conosciuti ed apprezzati in Europa e nel mondo.
Conoscere il lavoro di Nina è stato un privilegio e devo
ammettere che il suo insegnamento ha lasciato in me un segno profondo.
Questa biografia è tratta dalla mia tesi di laurea che ho
dedicato a lei, alla sua memoria, al teatro che non ha mai abbandonato e,
seppur piccola, spero che questa traccia possa servire a mantenerne viva la
storia di una donna che non ha mai voluto apparire in prima persona ma che ha
lasciato nel concreto della sua opera e nel ricordo degli altri un esemplare
insegnamento di vita.
Fonti
:
Giorgio Guazzotti, Teorie e realtà del Piccolo Teatro di
Milano, Torino, Giulio Einaudi editore, 1965.
Paolo Puppa, Teatro e spettacolo nel secondo novecento,
Bari, Editori Laterza, 1990.
Maria Grazia Gregori, Il Piccolo Teatro di Milano,
Cinquant’anni di cultura e spettacolo, Milano, Leonardo Arte, 1997.
Nicola Fano, Tessere o non tessere, I comici e la censura
fascista, Firenze, Liberal Libri, 1999.
Giovanni Soresi con la collaborazione di Silvia Colombo,
Franco Viespro, Mario Macchitella, Eleonora Vasta, A Nina Vinchi, Milano,
Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa, 2006.
Pasquale Guadagnolo, Paolo Grassi Il lavoro teatrale,
Scritti, documenti, immagini 1936-1980,
Cinisello Balsamo, Milano, Silvana Editoriale, 2009
Carlo Fontana, Saggi di Alberto Bentoglio, Paola Merli, Stefano Rolando, Paolo Grassi, Una biografia tra teatro, cultura e società, Milano, Skira, 2011.
Carlo Fontana, Saggi di Alberto Bentoglio, Paola Merli, Stefano Rolando, Paolo Grassi, Una biografia tra teatro, cultura e società, Milano, Skira, 2011.
Porro Maurizio, Piccolo, il chiostro per Nina Vinchi, "Corriere della Sera", 28 marzo 2013
Fonti archivistiche e foto: Fondazione Piccolo Teatro di
Milano Teatro d’Europa.
Un saluto a Nina Vinchi, Youtube
Omaggio a Nina Vinchi Youtube
Un saluto a Nina Vinchi, Youtube
Omaggio a Nina Vinchi Youtube
Contributi di
:
Nene Casiraghi, Massimiliano Rovelli, Giovanni Tenconi,
Vincenzo Franceschinis, Nucci Padovese, Giuseppina Carutti , Maurizio
Porro. Grazie alle loro preziose testimonianze
si è delineata meglio la figura di Nina Vinchi.
Leggendo questa breve ma intensa biografia ho potuto conoscere e apprezzare Nina, una donna speciale non solo per il Piccolo di Milano ma per la Cultura del nostro tempo.
RispondiEliminaBel lavoro.
Ringraziamo Alma per la collaborazione al nostro blog e per questa bella biografia, dettagliata, sentita, che mette in luce una donna davvero eccezionale. Approfittiamo per precisare che Alma Perego è giornalista ed è stata Responsabile dell’Ufficio Stampa del Comune di Opera e della redazione del suo mensile. Siamo davvero liete di averla con noi, Barbara e Rita
EliminaBellissima ...grazie per aver portato alla luce una gran donna
RispondiEliminaBellissima. .grazie per aver scoperto e portato alla luce una gran donna
RispondiEliminaNon conoscevo praticamente niente sul teatro e i loro protagonisti soprattutto quelli più all ombra. .ora ho voglia di approfondire
RispondiEliminaGrazie davvero a tutti per le belle parole! Nina Vinchi si merita questo e a altro. La voglia di approfondire è ottimo segno, sarà che nel futuro ne scriverò un libro? Un abbraccio.
EliminaOttimo lavoro. .complimenti
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