di Barbara
Bertolini
(Campobasso, 6.7.1913 – Roma
17.12.2004), deputata, femminista
Rosetta rilegge attentamente la bozza
appena scritta: le sembra di essersi espressa in modo chiaro e di non
aver omesso nulla. E’ stato chiesto a lei di preparare questa brochure
perché, da quando si è improvvisata
giornalista sulle pagine della rivista dell’Udi, la chiarezza e l’essenzialità
dei suoi articoli sono state molto apprezzate. Le socie dell’Unione Donne
Italiane (UDI), infatti, appartengono a tutti i ceti sociali e non si possono
usare, con loro, termini accademici. E lei, ha dovuto per forza imparare la
chiarezze e semplicità di esposizione da quando insegna ai suoi studenti
romani.
Adesso, però, è incerta sul titolo da dare. E’ un lavoro importante destinato alle donne dell’Udi che le deve informare e spronare, ora che sono al bivio di scelte decisive per il futuro della nazione. E’ da un po’ che passa al setaccio tutte le espressioni, senza trovarne una giusta: “In marcia”, pensa “…no, troppo militare”; “Donne alla riscossa”, troppo ampolloso; “In cammino…”. “Ecco, sì”, questo le sembra il titolo più indovinato per il messaggio che vuol far passare: il percorso intrapreso dalle donne verso la loro emancipazione prima della Liberazione e subito dopo.
Adesso, però, è incerta sul titolo da dare. E’ un lavoro importante destinato alle donne dell’Udi che le deve informare e spronare, ora che sono al bivio di scelte decisive per il futuro della nazione. E’ da un po’ che passa al setaccio tutte le espressioni, senza trovarne una giusta: “In marcia”, pensa “…no, troppo militare”; “Donne alla riscossa”, troppo ampolloso; “In cammino…”. “Ecco, sì”, questo le sembra il titolo più indovinato per il messaggio che vuol far passare: il percorso intrapreso dalle donne verso la loro emancipazione prima della Liberazione e subito dopo.
Un cammino che lei, Rosa Fazio Longo, ha imboccato già da
tempo, senza nemmeno accorgersene. Nata
in un’agiata famiglia molisana, non ha mai visto la mamma, donna Evelina de
Stefano, ai fornelli o con la ramazza in
mano, ma sempre intenta a leggere, a studiare, ad intrattenere gli ospiti con
brio, stupendoli con la sua profonda cultura, rinnovando così la tradizione del
salotto letterario della sua infanzia. Evelina de Stefano apparteneva ad una
famiglia di intellettuali romantici, di garibaldini. Il padre era professore di
lettere imparentato con il letterato e critico Francesco De Sanctis.
LA FAMIGLIA MOLISANA
Il padre di Rosetta, Giuseppe Fazio al contrario della
moglie, proveniva da un ambiente borbonico di proprietari terrieri che, verso
la fine del Settecento, avevano comperato sia il castello di Ferrazzano che il titolo baronale; ma la famiglia, col
tempo, allargandosi, aveva finito per consumarne il patrimonio.
L’avvocato Giuseppe
Fazio, era stato uno dei primi ufficiali
a morire al fronte durante la Grande Guerra. I suoi resti riposano a
Redipuglia. La bambina, nata il sei luglio del 1913, due anni prima del
luttuoso evento, non aveva nessun ricordo del genitore. Troppo piccola per
imprimere nella mente i tratti austeri dell’uomo, nutriva verso di lui una
venerazione sconfinata perché donna Evelina aveva saputo mantenere vivido il
ricordo del marito, un ricordo fiabesco, irreale, che aveva trasformato
Giuseppe, nell’immaginazione delle figlie, in un eroe mitologico.
Rimasta vedova all’età di 33 anni, Evelina de Stefano
abbandona il Molise per raggiungere la sorella Maria che vive ed insegna a Foligno e che le ha trovato un posto come
insegnante elementare. La nobildonna,
successivamente, per permettere a Filomena e Rosetta di laurearsi, si
trasferisce, tra mille difficoltà, dalla città umbra a Roma.
A ROMA SI SPOSA METTE AL MONDO UN FIGLIO E SI LAUREA
Durante gli studi universitari, Rosetta incontra Leonardo
Longo, un giovane ingegnere che lavora presso il Comune della capitale. I due
si sposano nel 1934. Lei ha solo 21 anni. L’anno dopo nasce il primo figlio,
Pietro, destinato a seguire le sue orme: diventerà un uomo importante nel mondo
politico italiano.
La maternità non la distoglie dai suoi prediletti studi.
Infatti riesce a laurearsi in lettere e in legge e ad entrare nel mondo della
scuola. Proprio in quegli anni il marito parte per il servizio militare e, due
anni dopo il suo rientro, è richiamato alle armi. Nel 1939 è inviato al fronte.
Fatto prigioniero in India, vi rimarrà fino alla fine del ’45.
ROSETTA ADERISCE AL PARTITO SOCIALISTA
Gli anni di vedovanza “bianca” e la guerra sono fondamentali
per la preparazione politica della giovane molisana, che aderisce al partito
socialista. Tra il ‘43 e il ’44, in una
Roma affamata, priva di trasporti e di servizi, la ragazza vive da protagonista.
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Roma bonbardata |
Entra, infatti,
nell’Associazione degli Insegnanti Medi, un’organizzazione clandestina
di lotta contro i nazisti che si è costituita nelle scuole romane durante i
nove mesi dell’occupazione di Roma. L’associazione non ha solo uno scopo
politico, ma anche di assistenza: raccolta di fondi per i deportati e le loro
famiglie, distribuzione dei pacchi, doposcuola,
visita ai carcerati, aiuto ai soldati allo sbando o dei prigionieri di
guerra fuggiti, sono tra le tante
attività svolte dalle numerose donne che vivono un grande momento di tensione
morale e di solidarietà, al di là della loro appartenenza sociale e politica.
Sono talmente tanti i bisogni elementari ai quali urge dare una risposta che
molte si buttano a capofitto nell’azione, senza risparmio, senza un ordine,
senza un appello, se non quello del loro cuore. Un esercito – secondo Carla
Capponi, medaglia d’oro al valor militare della resistenza ̶ solidale, silenzioso, senza divisa, senza
gradi, senza il “soldo”;
un esercito di volontarie della libertà che
restituiscono senso e valore al ruolo della donna nella società italiana. E Rosetta all’impegno umano affianca quello
politico, iscrivendosi, con la collega Laura Ingrao, al nascente Comitato di
iniziativa dell’Unione Donne Italiane. Lo scopo di questo Comitato era quello
di offrire una sponda al movimento dei “Gruppi di difesa della donna” (GDD)
che, sotto l’egida del CNL, operavano nell’Italia occupata dai nazisti e, al
tempo stesso, di mobilitare sul terreno democratico e chiamare all’attività
politica e all’azione di ricostruzione del Paese le donne dell’Italia liberata.
TORNANO GLI UOMINI DALLA GUERRA
La Fazio sa, per averlo vissuto, che per la donna i conflitti bellici sono
portatori di sciagure ma anche di emancipazione. Come dice lei stessa, «La guerra è il
collaudo dei popoli e degli individui e la donna ha dato una prova sicura,
inoppugnabile della sua capacità, della sua maturità». Ha dovuto assumere
incarichi prettamente maschili per sopperire alla mancanza di uomini. Infatti,
padri, fratelli, mariti e figli al fronte, è la donna a dover affrontare il
quotidiano e a potare a casa il pane per sfamare la famiglia. Le industrie, l’agricoltura, il commercio,
gli uffici hanno bisogno della sua presenza. Per la prima volta si trova a
pieno titolo nella vita lavorativa sostituendo i maschi. Una visibilità che
inciderà fortemente sui futuri orientamenti e sulla mentalità dominante. Appare
evidente, soprattutto alle donne stesse, che non è più possibile tener fede
allo stereotipo donna = angelo del focolare o, peggio, pensare che la donna non sia all’altezza.
D’ora in poi il gentil sesso nel suo insieme (non più solo l’élite), prende coscienza di poter aspirare ad una
vita anche fuori dalle pareti domestiche. Una visione che sarà ancora più
evidente a fine guerra, quando gli uomini torneranno a casa e pretenderanno il
loro posto di lavoro, ricacciando, senza troppi complimenti, le donne
nell’angolo del focolare. In quel
periodo di crisi sono ricominciate, infatti, a
riecheggiare le parole d’ordine:
“Via le donne dai posti di lavoro!”, “Fuori le donne dalle fabbriche e
dagli uffici!”, “Le donne lavorano solo per il rossetto e le calze di seta!” .
Per evitare il degenerare della situazione, il governo Parri il 4 agosto del
1945 approva un decreto con il quale si riserva ai reduci per due anni il 50%
delle assunzioni negli impieghi statali e privati. Inoltre per far posto agli
ex combattenti si decide il licenziamento degli impiegati “avventizi” della
pubblica amministrazione quando si tratti di agenti dell’Ovra e di impiegati
per i quali l’impiego abbia, nell’economia familiare, una funzione
“complementare”. Una misura che permetterà il licenziamento soprattutto di
donne. Però, le donne si ribellano e le associazioni femminili dell’Udi e del
Cif, riescono a far ritirare il decreto.
Tuttavia, tra il 1945 e il 1951 avviene una drastica riduzione
dell’occupazione femminile ed un accentuato processo di maschilizzazione della
manodopera occupata.
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Rivendicazione di identici diritti |
Il ritorno dal fronte dei mariti, il ritrovarsi
completamente diversi dopo anni di lontananza, in una situazione caotica e
cambiata non facilita il rapporto tra le coppie. A Rosa, per esempio, l’assenza del compagno
ha permesso di diventare una donna totalmente autonoma. Infatti, senza dover
chiedere nulla a nessuno, la molisana è entrata in un movimento
clandestino; ha lottato contro le
ingiustizie del fascismo rischiando la prigione; si è
mossa all’interno della città, tra mille pericoli, con mezzi di fortuna;
si è recata a Bari e Taranto per
accogliere i reduci dell’Albania; ha difeso, sostenuto e aiutato tante donne; è
diventata una componente attiva di un movimento politico. Ora, all’improvviso, deve ritornare quella
che era dieci anni prima: una ragazza sognatrice e sprovveduta. E’ così che l’ha
lasciata Leonardo Longo, che l’ha pensata in tutti quegli anni di sofferta
prigionia, che l’ha sognata per notti e notti. E’ quella la donna che vuole
ritrovare, ma che non esiste più.
L’uomo, però, finisce per capire l’importanza assunta dalla politica
nella vita della moglie: non solo la giustificherà, ma ne andrà anche
orgoglioso.
NASCE L’UNIONE DONNE ITALIANE
Rosetta è comunque davvero troppo presa dalla sua attività.
Non insensibile al richiamo di collaborazione delle antifasciste comuniste
Adele Bei e Laura Ingrao, entra nella neonata associazione Unione Donne Italiane (UDI) sbocciata a Roma
nel 1944 come atto di volontà di “un piccolo gruppo di donne senza sede, senza
mezzi e, ciò che più conta – dice lei ̶ senza neppure l’esperienza
di quel che doveva essere una grande associazione femminile.
La Fazio ha solo 30 anni ma
è tra le più attive del suo partito, insieme a Giuliana Nenni. Va a
Parigi come delegata di questa associazione nel novembre del 1945. E’ tra le
relatrici al Congresso di unificazione
tra l’Udi e i Gruppi nazionali di difesa della donna, che avevano operato
nell’Italia occupata fino alla Liberazione,
e che si volge a Firenze sempre in quell’anno. A piazza della Signoria
tuonerà contro lo spreco di farina e zucchero delle massaie per fare pasticcini
quando il popolo è alla fame.
Per le organizzazione femminili, il periodo 1945-1946 è caratterizzato dalla
partecipazione di tutte le donne militanti, senza distinzione della loro
appartenenza politica, alla ricostruzione del Paese nei suoi aspetti materiali,
sociali, civili o amministrativi. E
Rosa, in particolare, lavora a difendere e promuovere l’associazione unitaria
delle donne.
L’esponente socialista conduce le sue battaglie anche sulle
pagine di “Noi donne” la rivista dell’Udi, nata alla fine del 1944. I temi che
affronta e che le stanno particolarmente a cuore sono quelli della scuola da
riaprire al più presto. Le scuole a
Roma, infatti, sono state requisite dagli sfollati, dagli Alleati o come
ospedali. Rosetta chiede alla gente dei quartieri di guardarsi intorno e di
indicare i palazzi rimasti vuoti dove si potrebbero trasferire queste
attività, per liberare le aule e
permettere agli scolari di ritornare a scuola, poiché è quasi un anno che non
frequentano più le lezioni.
Ma si interessa anche dei diritti delle donne nel loro
insieme. Nel numero del 31 maggio 1945,
la giovane esorta infatti le donne a conoscere e a far applicare le leggi per
la tutela dei loro diritti. Con una delegazione, Rosetta si presenta al Ministro
della Giustizia, Umberto Tupini, che fa parte del Governo di Liberazione
Nazionale, per illustrare una bozza di
proposta sui nuovi diritti della famiglia. Le delegate vogliono che vengano
modificati tre articoli del codice che, a loro avviso, imprigionano la donna:
“L’uomo è il capo della famiglia”, “Al padre spetta l’esercizio della patria
potestà”, “Al marito spetta
l’amministrazione dei beni dotali”. Le delegate dell’Udi chiedono, infatti, al
ministro che il codice civile dichiari che la società coniugale debba svolgersi
liberamente nel suo interno e possa essere rappresentata dall’uno o dall’altro
dei coniugi a tutti gli effetti civili e
penali; che la potestà sui figli sia attribuita ad entrambi i coniugi sui quali
gravano uguali responsabilità e uguali oneri. Chi potrebbe negare che è la
madre ad occuparsi dei figli? – afferma Rosetta
– ad allevarli ad educarli, a dar loro quei principi morali che tanta
influenza hanno sulla loro formazione? Eppure – dice la molisana – legalmente
la madre non ha sui figli alcun potere, alcuna autorità. Inoltre esse chiedono che l’amministrazione
dei beni dotali vada affidata alla
stessa moglie, e alla costituzione di un patrimonio familiare che, se formato
con il concorso di entrambi i coniugi, ad entrambe i coniugi appartenga. La
Fazio tocca altri due punti fondamentali con l’on. Tupini: le disposizioni del
codice penale che non può avere due pesi e due misure in caso di adulterio,
attribuendo alla donna maggiore responsabilità e l’esclusione delle donne dalla
carriera della magistratura.
Ci vorranno anni perché vengano modificati o aboliti questi
articoli, ma queste donne coraggiose hanno dimostrato che appena è stata data
loro la possibilità di esprimere politicamente le proprie opinioni, hanno
saputo avanzare immediatamente delle proposte concrete per la loro
emancipazione.
Sono molti gli argomenti politici che devono trattare le
donne dell’Udi, associazione diventata un punto di riferimento importante per
tutte le rivendicazioni riguardanti il gentil stesso, e non solo. E Rosetta,
come dirigente dell’Udi e come deputata, condurrà con tenacia tutte le lotte
che di lì a poco faranno dell’Italia una paese pacifico, civile, democratico,
spingendola verso un benessere che la porterà, in vent’anni, tra le prime
potenze economiche mondiali.
Ma nel frattempo è la guerra alla povertà, alla disperazione, alla mancanza di qualsiasi
elementare diritto, come quello del lavoro, della maternità, dell’istruzione,
dell’infanzia, che le esponenti femminili delle varie associazioni devono
affrontare.
DIRITTO AL VOTO
Per adesso, la campagna più pressante che la Fazio deve
svolgere, è per il diritto al voto delle
donne italiane. La prima riunione dell’Udi sull’argomento è del 25 ottobre
1944. Secondo Patrizia Gabrielli, a
questa riunione, che si tiene a Roma, si incontrano le giovani militanti della
Resistenza con le anziane protagoniste della lotta suffragista: è un momento di
entusiasmo, tra le militanti si diffonde la speranza di realizzare una vasta
alleanza che possa offrire alle donne un maggiore potere contrattuale sia verso
il governo, sia nei confronti dei singoli partiti di appartenenza.
Una mobilitazione che porta i suoi frutti, perché i tempi
sono maturi: la maggioranza dei partiti non si oppone, ha capito, infatti,
l’importanza del diritto al suffragio per le donne e del contributo che queste
possono dare alla crescita del Paese. Il 30 gennaio 1945, su proposta dei
Ministri De Gasperi e Togliatti, viene presentato al Consiglio dei Ministri ed
approvato all’unanimità un decreto-legge che estende alle donne il diritto di
voto in condizioni di completa parità con gli uomini.
Il calendario degli impegni politici per l’esponente
politica tra il 1945 e il ’46 è
incalzante. Appena vinta una battaglia politica eccola di nuovo sulla breccia
per il referendum del 2 giungo 1946 dove votano per la prima volta anche le
donne. E la Fazio scrive: «L’avvenire del popolo italiano è in gioco: il
referendum ci darà la monarchia, complice della dittatura fascista e della
guerra, o la Repubblica, garanzia di progresso? L’Udi è l’unica associazione
femminile che nella lotta prende una posizione decisa: L’Unione Donne Italiane
è per il progresso». Il Comitato Direttivo dell’Unione Donne Italiane, ritiene, infatti, che in questo momento di
gravi decisioni ciascuno debba assumere le sue responsabilità, e dichiara
quindi di schierarsi accanto a tutte quelle forze che combattono per la
Repubblica democratica.
La Repubblica passa con il 54% circa dei voti e il 18 giungo 1946 la Repubblica italiana è
ufficialmente proclamata.
Il 2 giugno non si è solo votato per la Repubblica, ma anche
per la Costituente e Rosetta, sempre
attraverso l’Udi, si impegna a sostenere le donne che si candidano. Dai vari
partiti ne vengono presentate in tutto 226. Di esse, 21 saranno elette e, di
queste, 11 sono dirigenti dell’Udi; un successo per l’associazione. Le elette al primo parlamento nazionale,
infatti, sono: 9 del PCI, 9 della DC, 2 socialiste, 1 dell’Uomo Qualunque.
DEPUTATA AL PARLAMENTO
Gli anni tra il 1946 e il 1947 sono i più intensi della sua
vita familiare e politica. Viene eletta Segretario generale dell’Udi, è
successivamente eletta Segretario generale della nascente “Federazione mondiale
delle donne” (FMD), che raduna le donne comuniste e socialiste di tutto il
mondo, la cui Presidente è la russa Irina Fursteva, Ministro dell’URSS, e,
dulcis in fondo, proprio nel 1947 dà alla luce un bel maschietto, Giuseppe.
Dopo la parentesi
“maternità” l’aspetta un’altra sfida: nel 1948 le viene offerta dal partito
socialista la candidatura da deputata per le elezioni al primo parlamento della
neonata Repubblica italiana. La Fazio ha 35 anni ed è pronta per un impegno
politico di alta responsabilità. E’ eletta nel Collegio unico nazionale.
Rimarrà in carica dal 1° giugno 1948 al 24 giugno del 1953, per una sola
legislatura.
Nella veste di deputata si interesserà soprattutto di
problemi legati alla scuola, alla maternità, al diritto al lavoro e farà parte
della commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi emanati nel
periodo della Costituente.
Come parlamentare, su invito dell’Udi locale, il 20 marzo del 1949 viene a Campobasso per
condurre un affollato comizio in piazza della Libera. Il tema che sta a cuore
alla molisana è “Per la pace contro il Patto Atlantico”, in cui attacca il
Governo e la sua politica guerrafondaia. Dopo la conferenza è indetta
un’assemblea dove i presenti votano per acclamazione un ordine del giorno che
riafferma la volontà di pace contro tutti i popoli e la condanna della politica
di guerra del Governo.
UN NUOVO AMORE
Nel mondo politico la Fazio finisce per trovare anche “il
vero uomo della sua vita”. Si tratta del parlamentare comunista ed ex
partigiano Carlo Olivero. Basta, infatti, il primo incontro, uno sguardo, e i
due rimangono impigliati immediatamente
nella rete della passione amorosa, fusi
totalmente da identici ideali di vita e di sentimenti.
Rosetta non accetta compromessi, sotterfugi, bugie. La
molisana, che vive ormai un matrimonio sofferto per divergenze caratteriali,
chiede al marito la separazione.
Leonardo, con il tempo, si rifarà anche lui una nuova
famiglia e i due riusciranno a mantenere un rapporto di affettuosa amicizia,
permettendo ai figli di poter contare su due nuclei familiari concordi.
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Rosetta con il figlio |
IL SUO IMPEGNO PER L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE
Un altro rilevante contributo l’esponente socialista lo dà
all’FMD. Gira il mondo, infatti, portando le sue esperienze nelle varie
conferenze, meeting e congressi di questa federazione. Particolarmente
importante è il viaggio della Fazio in Cina immediatamente dopo la conquista
del potere da parte di Mao Tse Tung. Anche quando muore Stalin, nel marzo del
1953, sul mausoleo della Piazza Rossa a Mosca sono schierate tutte le massime
autorità del comunismo e del socialismo (filocomunista) del mondo. L’Italia è
rappresentata da Togliatti, Nenni e Rosa
Fazio.
Ma la Fazio spenderà le energie migliori soprattutto
nell’Udi che vivrà, sotto la sua
direzione, un periodo d’oro di sviluppo e di vivace iniziativa. Ella,
contrariamente alle altre militanti comuniste o socialiste, cercherà di tenere
l’associazione indipendente dai partiti, perché per lei, fine e ragione
d’esistere dell’Udi è l’emancipazione
femminile, da sostenere indipendentemente dal partito di appartenenza.
Infatti, dice Marisa Rodano, «Rosetta, assieme a Giuliana
Nenni, condusse una seria battaglia per impegnare le militanti socialiste
nell’UDI e per difendere e promuovere l’associazione unitaria delle donne». Una
posizione che la Fazio sostiene sia nel
II Congresso nazionale del ’47, che in quello del ’48. E, in particolare, nel
rapporto al Comitato Direttivo del 1952, continua la Rodano: «Il settarismo si
fa più che mai vivo: le dirigenti dell’Udi dimenticano di essere dirigenti di
un’organizzazione di massa per ricordarsi soltanto di essere militanti di un
partito».
La sua grande capacità di mediatrice la esprimerà in
particolare quando dovrà affrontare le due “donne” di Togliatti. La prima
presidente dell’Udi è infatti Rita Montagnana, moglie dello statista
comunista, che diventerà grande amica di
Rosetta. Successivamente è Nilde Iotti che subentra nel cuore di Togliatti e
alla guida dell’unione. La Fazio, Segretario Generale durante la presidenza
delle due donne, dovrà mantenere la continuità dell’organizzazione, riuscendo a
temperare e moderare comprensibili difficoltà e tensioni di carattere non sempre politico.
La deputata sarà
Segretaria Generale dell’Udi dal 1947 sino al IV Congresso del 1959.
Quando lascia l’incarico in quell’anno c’è una forte
divergenza politica all’interno dell’organizzazione. I socialisti con Nenni,
dopo gli eventi d’Ungheria del 1956, avevano assunto una posizione di rottura
con l’Unione Sovietica e con il comunismo. La Fazio, che aveva capito che erano
stati commessi errori politici negli anni precedenti, a cominciare dal Fronte
Popolare del 1948, decide di seguire Nenni sulla strada dell’autonomia.
Posizione che diventa inconciliabile nell’Udi dove, in pratica, finiscono per
rimanere solo socialiste di secondo piano, che appartengono alla sinistra del
partito (che poi con la scissione dà vita nel 1963 al PSIUP). Infatti,
l’Udi ̶
dice il figlio Pietro Longo ̶ col tempo diventa uno strumento politico
totalmente controllato dai comunisti.
L’esponente politica ritorna quindi all’insegnamento fino al
pensionamento.
Muore nella sua casa romana il 17 dicembre 2004, nel rimpianto dei due figli, diventati anche
loro personaggi di spicco: Pietro, deputato, già segretario e Ministro del
PSDI, e Giuseppe, scienziato di fama internazionale, affermato nel campo della
logica matematica, attualmente professore presso la Scuola Normale Superiore a
Parigi. Rosa, prima di morire, aveva chiesto di essere tumulata a Venezia,
accanto al compagno Carlo Olivero, che aveva sposato.
La Fazio aveva la consapevolezza che la storia della donna
moderna italiana è passata anche attraverso le sue scelte. Scrive l’ex parlamentare Marisa Rodano – con cui ha
condiviso molte lotte all’interno dell’Udi – che si parla spesso di “padri”
fondatori della Repubblica, tendendo a dimenticare che la Repubblica ha avuto
anche delle “madri” e, sicuramente, tra queste, figura Rosa Fazio Longo che,
con le sue battaglie per la parità e per i diritti delle donne italiane, ha
fortemente contribuito a rafforzare la democrazia e a modernizzare
l’Italia. Tante conquiste che alle
giovani di oggi sembrano acquisite ma che sono state frutto delle lotte di
donne coraggiose come la Fazio.
Nel 2019 il Comune di Termoli, grazie a questa ricerca portata all'attenzione degli alunni delle scuole di quel comune, ha intitolato un largo alla deputata molisana:
Nel 2019 il Comune di Termoli, grazie a questa ricerca portata all'attenzione degli alunni delle scuole di quel comune, ha intitolato un largo alla deputata molisana:
Barbara Bertolini©2019Tutti i diritti riservati
BIBLIOGRAFIA
Pasquale De Stefano, Il convitto Nazionale e il Regio
Liceo-Ginnasio “Mario Pagano” di Campobasso. Notizie storiche, Arti
grafiche Di Nunzio & Santarelli, Campobasso 1940
Rosetta Longo, In cammino, ediz. a cura di “Noi Donne”,
Roma s.d. (ma 1946)
Rosetta Longo, Bisogna riaprire le scuole, “Noi Donne”,
n. 8, Natale 1944 p. 3.
Rosetta Longo, Per la nostra dignità di donne, “Noi
donne” n. 7, 31 maggio 1945, p. 3.
Rosetta Longo, Donne
in guerra, “Noi donne” n. 7 1 dicembre 1944, p. 12
Miriam Mafai, L’apprendistato della politica. Le donne
italiane nel dopoguerra, Editori Riuniti, Roma 1979
Antonio D’Ambrosio, Pace si scrive senza H. Storia
del movimento operaio e dei partiti politici nel Molise dal 1943 agli anni ’60,
Editrice Arti Grafiche La Regione, Ripalimosani
(CB) 1994
Patrizia Gabrielli, Donnenella Repubblica, sito
www.consiglio.regione.toscana.it/
Marisa
Rodano, Ricordo di Rosetta Longo,
sito di Giuseppe Longo
Carla Capponi, medaglia
d’oro al valor militare della Resistenza, sito
Camera dei Deputati, voce “I legislatura. I
gruppi parlamentari”.
NOTE
Ringrazio i figli,
Pietro e Giuseppe Longo, per avermi dato preziose informazioni sulla loro
mamma:
Pietro Longo ha seguito
le orme politiche materne e, dopo essere stato eletto deputato, è diventato
Segretario del Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI)
Giuseppe Longo, è invece
Direttore delle ricerche al CNRS - Ecole
Normale Supérieure di Parigi et CREA Ecole Polytechnique, nonché già
“Professore Ordinario di Informatica” all’ Universita’ di Pisa. vedi curriculum
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