di Rita
Frattolillo
(Siena 25.6.1781 – Firenze, 3.7.1847),
gentildonna, amante di Ugo Foscolo e curatrice
delle opere del poeta
Mi trovo a Firenze, all’imbocco di via
del Melarancio, nel popoloso borgo San Lorenzo, quando la mia attenzione viene
attratta da una lapide affissa su un bel palazzo di stile classico. La lapide
è in latino, cosa che mi lascia pensare
a qualcosa di particolarmente
importante, e il nome della donna
menzionata che qui abitava, Candida Quirina Mocenni, non mi è nuovo, devo
averlo letto da qualche parte. Mentre mi accingo a decodificare la scritta
resto calamitata davanti al nome del mito assoluto di generazioni di liceali, me compresa, il poeta-soldato di cui
non mi stancavo mai di leggere le opere: Ugo Foscolo.
Ebbene, lui, il mio mito, chiamava
questa Quirina Mocenni, che era uno spirito colto e sensibile all’arte – dice
la lapide – Donna Gentile. Sfoglio mentalmente i miei ricordi scolastici, mi
affiorano immediatamente i nomi delle
due gentildonne che gli avevano ispirato i versi studiati da noi adolescenti, e
cioè l’amica risanata Antonietta Fagnani Arese, famosa contessa milanese, e
Luigia Pallavicini, quella Caduta da cavallo, per intenderci. Mentre stavamo
curve sull’antologia della letteratura italiana, noi ragazze eravamo un po’
gelose di quelle dame che avevano avuto la buona sorte di incrociare il poeta
di Zacinto, ed avevamo il fondato sospetto che tra lui e loro ci doveva essere
stato, all’epoca, del tenero. Infatti, in seguito, scavando più a fondo,
avevamo scoperto che la contessa Fagnani non aveva solo tradotto per Foscolo il
Werther di Goethe, perché l’epistolario
intercorso tra i due documenta un amore violento durato due anni, tra il
1801 e il 1803.